Navi e missili: perché all'Europa manca "potenza di fuoco" e cosa rischia

Il numero di lanciatori verticali per missili sulle unità navali maggiori delle marine militari europee non è sufficiente per esprimere un'efficace potenza di fuoco

Il cacciatorpediniere della Marina Usa USS Mason, che ha prestato soccorso alla nave cisterna norvegese Strinda.
Il cacciatorpediniere della Marina Usa USS Mason, che ha prestato soccorso alla nave cisterna norvegese Strinda.

Negli Stati Uniti si è aperto un dibattito sulla capacità delle nuove fregate classe Constellation (FFG(X)), derivate dalla tipo Fremm di Fincantieri, di avere sufficiente potenza di fuoco stante il numero di celle del Vls (Vertical Launch System) presenti a bordo.

Originariamente, nel 2017, il requisito statunitense era per 16 lanciatori, successivamente elevati a 32. Le Fremm in servizio nelle marine di Italia e Francia, ad esempio, ne montano attualmente 16 forniti da Mbda di due tipi diversi: Sylver A50 e A43 per le francesi “Aquitaine”, “Provence”, “Languedoc” e “Auvergne”.

Per la marina Usa 32 celle sono poche

Oltre Atlantico si stanno chiedendo se le 32 celle del Vls sulle nuove Constellation, di cui 4 sono in costruzione, siano sufficienti per sostenere efficacemente le operazioni navali per le quali le nuove fregate sono nate, in sostituzione delle fallimentari 30 Lcs (Littoral Combat Ship), messe da parte appunto perché giudicate inadatte ad ambienti di combattimento altamente contestati e afflitte da problemi al sistema propulsivo. In particolare, ai fini della nostra trattazione, è utile sottolineare come il dipartimento della Marina Usa abbia valutato le Lcs mancanti di capacità di difesa aerea e missilistica per qualsiasi azione tranne che per la difesa ravvicinata.

Le navi delle classi Freedom e Independence, ad esempio, sono assenti dall'attuale teatro di crisi del Mar Rosso, che è un ambiente di combattimento costiero per antonomasia, e che è caratterizzato dalla presenza di una minaccia considerabile come asimmetrica: niente a che vedere con le bolle A2/AD (Anti Access / Area Denial) russe o cinesi.

Se guardiamo poi alla suite missilistica imbarcabile sulle nuove Constellation, il paragone con le pariclasse europee è abbastanza impietoso: le fregate statunitensi potranno utilizzare un carico incentrato sulla difesa aerea e missilistica di 10 missili SM-6, 16 SM-2, 24 ESSM. Per le operazioni multiruolo, invece, 8 Tomahawk, 6 SM-6, 14 SM-2 e 16 ESSM oppure 6 Tomahawk, 4 SM-6, 12 SM-2 e 6 ASROC e 16 ESSM per includere capacità antisommergibile.

Ovviamente la marina statunitense ha altri requisiti da soddisfare, essendo presente in ogni mare e avendo alle spalle una storia che l'ha improntata a operazioni navali in cui la potenza di fuoco deve essere proiettata a grande e grandissima distanza. In ogni caso è bene ricordare che da questa parte dell'Atlantico condividiamo – a volte acriticamente – la delineazione degli avversari fatta a Washington, per cui se la U.S. Navy deve essere pronta a fronteggiare la Cina e le sue bolle di interdizione aeronavale, oppure la Russia, dovremmo farlo anche noi.

Pertanto il confronto tra il numero di lanciatori verticali imbarcati sulle varie unità delle più importanti marine europee e quello delle marine di Cina, Russia e Stati Uniti, può essere un buon termometro che indica l'effettivo livello di capacità operativa navale raggiunto nel Vecchio Continente.

Le celle disponibili sulle unità navali

Cominciando dall'Italia, le già citate Fremm hanno solo 16 celle per missili Aster 15 e 30 mentre i due cacciatorpediniere classe Orizzonte ne dispongono di 48 ciascuno per gli stessi vettori. La Francia, che come detto condivide con noi le Fremm, ha in servizio anche due cacciatorpediniere tipo Orizzonte.

Il Regno Unito a bordo dei sei cacciatorpediniere Type 45 ha montato 48 celle col progetto di aggiungerne ulteriori 24 a partire dal 2026, mentre sulle fregate Type 23 ce ne sono 32 per missili “Sea Ceptor” (versione britannica imbarcata del Camm). Nelle fregate Type 26 e 31, ancora non entrate in servizio, le celle dei Vls sono rispettivamente 72 e 32.

Guardando ad altre marine, in particolare quella statunitense e quella cinese, si ha davvero il senso di come altrove si sia puntato da tempo su un volume di fuoco dal mare maggiore.

I cacciatorpediniere classe Arleigh Burke dell'U.S. Navy montano 90 celle del Vls Mk 41, per la versione Flight I e II, e 96 per la versione Flight IIA. Il trio di cacciatorpediniere classe Zumwalt è dotato di array Vls tipo Mk 57 con 80 celle in totale, mentre un incrociatore classe Ticonderoga montano 122 celle ciascuno. In Cina la questione si complica: i cacciatorpediniere della classe Type 055 hanno 112 celle Vls ciascuno (8 in servizio attivo) mentre i Type 052D – 24 in servizio – montano Vls da 64 celle ciascuno.

Ovviamente, la potenza di fuoco di una squadra navale, in particolare di un CSG (Carrier Strike Group), viene calcolata anche in base al numero di celle totali presenti sulle unità, non solo sul numero dei velivoli imbarcati, pertanto la disparità tra Cina/Usa e questa parte dell'Atlantico è evidente.

Viene pertanto da chiedersi se per un progetto appena varato, come il Ddx per la Marina Militare Italiana, 64 celle siano ritenute sufficienti per avere potenza di fuoco sufficiente, considerando che il nuovo cacciatorpediniere (di cui sono previsti solo due esemplari), si accompagnerà alle fregate tipo Fremm (che da noi prendono il nome di classe Bergamini) che come abbiamo visto montano la metà delle celle delle statunitensi Constellation.

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