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Mosca punta tutto su T-90M: la mossa di Putin per la sua armata di tank

Mosca accelera la produzione del T-90M: Una sfida concreta per l’Ucraina e la Nato, mentre il Cremlino punta a ricostruire la propria potenza corazzata.

Mosca punta tutto su T-90M: la mossa di Putin per la sua armata di tank
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La produzione del carro armato principale T-90M Proryv da parte della Federazione Russa ha conosciuto un’accelerazione strategica di rilievo negli ultimi anni, nonostante le restrizioni economiche e le complesse sfide logistiche imposte dal conflitto in Ucraina. Avviata nel 2020 presso l’impianto statale Uralvagonzavod, questa espansione produttiva rappresenta una colonna portante nella politica di Mosca volta a mantenere una capacità sostenibile e resiliente, in grado di compensare le perdite operative ed il progressivo esaurimento degli armamenti corazzati più obsoleti.

Cosa sappiamo sull’evoluzione tecnologica e capacità produttiva

Il T-90M è l’ultima evoluzione della serie T-90, con significativi avanzamenti tecnologici nella modernizzazione del comparto corazzato russo. Dall’analisi emerge che la torretta ridisegnata è dotata di protezioni multilivello, inclusa la corazza Relikt e sistemi di schermatura elettronica anti-drone, essenziali per contrastare le minacce aeree asimmetriche. Il motore diesel da 1.130 cavalli garantisce elevate performance dinamiche, mentre il sistema di controllo del fuoco digitale e le soluzioni avanzate per la consapevolezza tattica aumentano l’efficacia in combattimento. Nonostante le difficoltà nell’approvvigionamento di componenti tecnologici di alto livello dovute alle sanzioni, la produzione è stata costantemente incrementata. Dal 2020 all’inizio del conflitto su larga scala, sono stati prodotti e consegnati tra 66 e 85 esemplari; successivamente, la produzione ha rapidamente raggiunto 60-70 unità nel 2022 e 140-180 nel 2023. Le statistiche per il 2024 indicavano un’ulteriore espansione fino a 250-300 unità, sebbene, di recente, fonti d'intelligence sembrano aver riferito che Mosca potrebbe triplicare il suo arsenale entro il 2028

Posizionamento strategico e confronto con i modelli occidentali

Rispetto ai principali carri Nato come Leopard 2A6 e M1A2 Abrams, il T-90M presenta una protezione corazzata inferiore, ma compensa con maggiore agilità operativa, sofisticate contromisure elettroniche e una manutenzione semplificata. La strategia di produzione privilegia un approccio economico e scalabile, radicato nella tradizione sovietica che enfatizza robustezza e quantità, adeguandosi alle attuali condizioni di guerra prolungata e isolamento tecnologico. L’aumento della produzione testimonia la determinazione di Mosca a rafforzare capacità corazzate duramente erose da oltre 3.000 perdite stimate dal 2022. Il motore diesel offre vantaggi logistico-industriali rispetto a motori più complessi come quello a turbina del T-80BVM. Per l’Ucraina e l’Alleanza Atlantica, questa dinamica rappresenta una sfida rilevante, con rifornimenti occidentali limitati e ritardati mentre la Russia mira a ricostituire autonomamente una forza corazzata significativa.

Un impegno strategico di medio-lungo termine

L’espansione della capacità produttiva di Uralvagonzavod, supportata da investimenti infrastrutturali e ammodernamenti impiantistici, sembra indicare un impegno strategico di medio-lungo termine per garantire la disponibilità di piattaforme corazzate almeno fino alla fine del decennio. Tale sviluppo assume particolare importanza in vista di potenziali escalation regionali o conflitti indiretti con membri Nato, rafforzando la necessità di una forza corazzata numericamente consistente e tecnologicamente competitiva. Per Kiev e l’alleanza occidentale, secondo esperti, l’aumento della produzione russa richiede una revisione delle strategie di deterrenza e delle capacità di guerra corazzata, considerando la capacità di Mosca di rigenerare rapidamente il potenziale militare in un quadro di restrizioni economiche e tecnologiche.

Il rafforzamento delle sanzioni economiche e un controllo rigoroso sulle catene di fornitura di componenti critici sembrerebbero quindi, al momento, indispensabili per rallentare l’espansione del complesso militare-industriale russo e contenere il rischio di escalation nel teatro europeo.

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