
L'Australia stringe i muscoli. Canberra ha dato il via a una frenetica spesa per la sua Difesa dal valore di 25 miliardi di dollari australiani, pari a poco meno di 16 miliardi di dollari, ordinando flotte di aerei e sottomarini autonomi, fregate di progettazione giapponese, e modernizzando un importante cantiere navale. Si tratta della più grande ristrutturazione militare del Paese dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Il motivo? Aiutare gli Stati Uniti e i loro alleati nell'Asia-Pacifico a tenere a bada la Cina, che con le sue navi e le sue esercitazioni militari sta allargando il proprio raggio d'azione marittimo toccando zone strategiche.
La mossa dell'Australia
"L'Australia si trova ad affrontare il panorama strategico più complesso e, per certi versi, più minaccioso che abbiamo avuto dalla fine della Seconda Guerra Mondiale", aveva affermato lo scorso agosto il ministro australiano della Difesa Richard Marles. Detto, fatto. Il primo ministro Anthony Albanese incontrerà Donald Trump il prossimo 20 ottobre, e i due dovrebbero discutere di spesa per la Difesa e sicurezza nella regione indo-pacifica. Canberra ha iniziato a fare i primi passi.
Il governo australiano ha nominato la giapponese Mitsubishi Heavy Industries come offerente preferito per un contratto da 10 miliardi di dollari australiani per la costruzione di un massimo di 11 fregate Mogami, parte di un investimento da 55 miliardi per la revisione della flotta di superficie del Paese. Una revisione, ha specificato il Financial Times, che include anche un contratto con la britannica BAE Systems per la costruzione di fregate di classe Hunter ad Adelaide.
Poche settimane fa Canberra ha impegnato altri 12 miliardi per avviare la modernizzazione del cantiere navale Henderson, a sud di Perth, con l'intenzione di rinnovare una struttura che in precedenza produceva superyacht e che adesso dovrà sfornare fregate di progettazione giapponese e offrire manutenzione ai sottomarini a propulsione nucleare.
I droni di Canberra
L'Australia sta testando i droni MQ-28A "Ghost Bat", sviluppati nell'ambito di un contratto da 1 miliardo di dollari australiani con Boeing. Questi pipistrelli fantasmi, che hanno il compito di accompagnare gli aerei con equipaggio, sono i primi velivoli militari progettati nel Paese in oltre 50 anni (investimento: 4,3 miliardi di dollari). Canberra ha inoltre stipulato un accordo con il gruppo tecnologico statunitense Anduril per la produzione di una flotta di imbarcazioni sottomarine autonome, note come "Ghost Sharks", squali fantasma, che saranno realizzate a Sydney. Marles ha affermato che le imbarcazioni potrebbero essere utilizzate per missioni di intelligence, sorveglianza, ricognizione e attacco. "Si tratta di una capacità letale. Si tratta della principale capacità al mondo in termini di sistema sottomarino autonomo a lungo raggio e senza equipaggio", ha spiegato.
Un mese fa, intanto, Leidos ha vinto un contratto da 46 milioni di dollari australiani per fornire sistemi operativi a un programma anti-drone di Canberra. Secondo Luke Yeaman della Commonwealth Bank la spesa per la difesa australiana salirà al 2,25% del pil entro il 2028 e potrebbe raggiungere il 3% entro un decennio, grazie all'accordo trilaterale Aukus con Stati Uniti e Regno Unito. Ricordiamo che l'accordo Aukus, che prevede l'acquisto di sottomarini a propulsione nucleare, potrebbe costare tra 268 e 368 miliardi di dollari australiani entro il 2050.
Il Paese così ha previsto un aumento della spesa per la difesa di 70 miliardi di dollari australiani nei prossimi anni. Basterà per modernizzare l'esercito di un Paese non abituato a vivere sull'orlo della tensione?