
La colonna delle entrate nel bilancio pubblico è minata da buchi strutturali. Un esempio? Solo il 17,7% degli importi evasi scoperti si traduce in incassi effettivi da parte del fisco: a fronte di 72,3 miliardi accertati nel 2024 sono stati versati 12,8 miliardi. Lo rileva la Corte dei Conti presieduta da Guido Carlino (foto) nel primo volume allegato al Rendiconto generale dello Stato pubblicato a fine giugno. All'interno del dato generale emerge anche che le iscrizioni a ruolo - le cartelle esattoriali vere e proprie - vedono un incasso fermo al 3,1%: 40,7 miliardi sono gli importi accertati, 1,3 miliardi quelli versati. Un fenomeno per il quale la Corte considera sia "altamente probabile" la "correlazione a radicate aspettative di successive rottamazioni o al convincimento di poter eludere la successiva azione esecutiva". In sostanza, è la tesi, chi è in debito col fisco non paga perché spera sempre in un condono. C'è, tuttavia, un altro problema da considerare. Il fisco non suona due volte: in un intero anno, nel 2024, ha effettuato controlli sostanziali (quelli con accessi e ispezioni che non si basano solo sui documenti cartacei) su 1,4% dei contribuenti con attività imprenditoriali, autonome o professionali. Dei 9 milioni di contribuenti di queste categorie poco più di 129mila sono quelli che hanno ricevuto una visita dagli ispettori fiscali. Si tratta in media di circa un contribuente su settantuno. In pratica, senza accelerazioni, sarebbe necessaria una rotazione di 71 anni per controllare tutti (il dato, ovviamente, non tiene conto delle altre tipologie di accertamento).
Dal rendiconto della magistratura contabile emergono altri dettagli. Facendo un raffronto tra le risultanze dell'attività di riscossione mediante ruoli e quella di accertamento e controllo, si legge nel testo, "emerge che mediamente, per le entrate tributarie, una quota di circa il 18% del valore degli atti è definita mediante il pagamento senza iscrizione a ruolo e che circa il 20% è versato in totale nello stesso anno". I versamenti effettivamente rivenienti dalle attività di accertamento e controllo e dai ruoli, sottolinea il documento della Corte dei Conti, "costituiscono una minima parte del totale dei versamenti dell'anno".
La Corte dei Conti dedica un approfondimento anche alle verifiche effettuate dall'Agenzia delle Entrate sulle dichiarazioni dei redditi del triennio 2019-2021: ai contribuenti-persone fisiche
sono state inviati 2,1 milioni di comunicazioni di irregolarità dell'imposta sui redditi, per complessivi 4,5 miliardi circa di importi dovuti. Ma i versamenti si sono fermati a quota 448 milioni, il 9,98% del contestato.