"Norme che uccidono la pesca". L'Italia contro il nuovo documento Ue

Roma unico governo contrario al nuovo testo, adesso la palla passa all'europarlamento dove i partiti di maggioranza hanno già ribadito il proprio "no" al documento

"Norme che uccidono la pesca". L'Italia contro il nuovo documento Ue

Arriva la riforma del settore della pesca in ambito europeo, tuttavia le nuove norme non soddisfano l'Italia. Roma ha così votato contro il nuovo pacchetto, unico tra i 27 governi Ue riuniti oggi nell'ambito del Consiglio Europeo Agricoltura e Pesca. I rappresentanti italiani hanno espresso preoccupazione su alcuni punti del nuovo provvedimento. In particolare quelli relativi alla tassazione sui combustibili fossili e alle limitazioni della pesca a strascico. "Ci sono norme - ha detto a IlGiornale.it l'eurodeputato Fdi Raffaele Stancanelli, membro della commissione pesca - che rischiano di uccidere il comparto". Stancanelli è stato raggiunto al telefono mentre era in partenza per Bruxelles."Sto andando lì - ha dichiarato - dove voterò No al documento". La sua è una posizione ribadita anche all'interno del partito di Fratelli d'Italia, Il No del governo in Consiglio, sarà quindi ribadito dalle principali formazioni della maggioranza in parlamento.

Il voto del Consiglio

La riunione dei ministri dell'Ue competenti in materia era molto attesa. Sul piatto c'era la possibile adozione delle conclusioni della commissione europea sul nuovo documento relativo alla pesca. Un documento controverso, con non poche discussioni nell'immediata vigilia della votazione.

Se da un lato infatti tutti i governi risultano d'accordo sui principi chiave della riforma, ossia sostenibilità e resilienza, volti a rendere più competitivo il settore della pesca, dall'altro sono emerse divergenze sull'applicazione di tali principi. I dubbi, in particolare, hanno riguardato (e riguardano ancora adesso) lo stop graduale della pesca a strascico e la tassazione sui combustibili fossili. Alla fine, attorno al documento di indirizzo arrivato dalla commissione europea, è stata trovata la quadra. Gran parte dei Paesi ha così votato favorevolmente al testo. L'unanimità non è stata però raggiunta: come detto, tra i 27 l'Italia è stato l'unico Paese a non dare appoggio al testo.

Dunque, la votazione finale è stata di 26 Sì e 1 No. "Sono 26 i Paesi che appoggiano la proposta - ha detto in conferenza stampa il presidente di turno del Consiglio agricoltura, il ministro svedese Peter Kullgreen - quindi lasciatemi riassumere così: il Consiglio ha adottato le conclusioni con il sostegno di tutti gli Stati membri eccetto l'Italia". Tecnicamente, il documento è passato. Ma se Roma ha deciso di votare ugualmente in modo negativo è perché, sotto il profilo prettamente politico, il No dell'Italia ha un peso non indifferente. Specialmente perché adesso il documento passa all'europarlamento.

Perché l'Italia ha votato contro

La posizione di Palazzo Chigi era nota già da giorni. Diversi esponenti della maggioranza avevano annunciato nelle scorse settimane di aver recepito le preoccupazioni dei pescatori italiani. "Siamo al loro fianco - ha detto il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, alla vigilia del dibattito - queste regole favoriscono i Paesi extra Ue". Ancora più netta l'indicazione arrivata dalla commissione agricoltura della Camera, la quale lo scorso 20 giugno ha redatto un documento in cui ha messo nero su bianco le perplessità sul nuovo piano europeo.

"Appare necessario che venga elaborata una valutazione di impatto - si legge nel documento della commissione - per evidenziare e valutare le ripercussioni socio-economiche ed occupazionali delle misure prospettate, che sia verificata l’introduzione di misure di contrasto della pesca illegale e non regolamentata che potrebbe arrecare danni ambientali maggiori delle attività che si vogliono limitare”.

“Occore inoltre che siano verificate - proseue il testo - le aree precluse alla pesca a strascico o se le misure proposte vadano a limitare le zone accessibili con tale tecnica, e venga valutata in quale misura la futura estensione delle aree marine oggetto di tutela, prevista dalla Strategia sulla biodiversità per il 2030, diminuisca le aree disponibili per la pesca a strascico".

Il documento della commissione è stato approvato all'unanimità, circostanza che ha spinto martedì scorso il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida, a preannunciare il No dell'Italia al piano europeo. "La contrarietà dell’Italia al Piano d’Azione Ue sulla pesca - si legge nelle parole del ministro - nasce dalla consapevolezza che abbiamo il dovere di tutelare un settore strategico per la nostra Nazione".

Il nodo dei controlli

C'è poi un terzo punto su cui sono arrivate molte perplessità dall'Italia. A rimarcarlo è l'eurodeputato di Fratelli d'Italia, membro della commissione pesca, Raffaele Stancanelli. "C'è il discorso relativo ai controlli - ha continuato - che rischiano di essere la morte della pesca. La volontà di installare le CCTV sulle imbarcazioni, a prescindere dalla metratura, ci ha sempre trovati contrari perché l’introduzione di tecnologie invasive come le telecamere è chiaramente in contrasto con la riservatezza aziendale ed i diritti dei lavoratori. Peraltro questo comporterebbe anche ulteriori costi ed oneri amministrativi per i nostri pescherecci".

"Mi auguro che si uniscano tutti i rappresentanti italiani, anche quelli di altri partiti - ha proseguito Stancanelli - questa è una questione che riguarda l'intero nostro comparto, riguarda l'Italia".

La vicenda, ha poi sottolineato il deputato, dovrebbe essere trattata nei prossimi mesi anche in sede di sessione plenaria a Strasburgo. Forse già a luglio. Roma punta a far pesare le proprie preoccupazioni nella fase parlamentare dell'iter. Il voto delle scorse ore del consiglio potrebbe quindi non aver decreato l'ultima parola sul nuovo documento.

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