
Il punto da cui partire è semplice. Ed è questo. Se non guardi con attenzione dentro le parole significa che non guardi veramente dentro le cose. Ma se decidi di guardare davvero dentro le parole, allora sei condannato a combatterle. Ogni volta che scegli di usare una parola piuttosto che un'altra, è una battaglia. Le parole danno forma al mondo, ai sentimenti (positivi e negativi), ai pregiudizi, alle ideologie, ai fanatismi. «Woke!» è stato un grido di guerra. E non esattamente una guerra giusta.
Tutto qui.
E allora, occorre lavorare con le parole: studiarle, capirne il potere e le sfumature, inventariarle e - sì, certo - anche giudicarle. Ed è quello che fa, con studio e con ironia, Filippo Facci, firma del nostro Giornale, nel suo nuovo Dizionario politicamente scorretto. Dalla cancel culture a Donald Trump (Liberilibri). Dopo una prefazione di taglio antropologico che apparentemente non sembra avere molta attinenza al tema del libro, ma che invece ne ha molta, e dove un certo peso ce l'hanno le teorie del primatologo Richard Wrangham, Filippo Facci, che da giornalista sa bene quanto una parola può cambiare la verità delle cose, stila un incorreggibile glossario delle parole scorrette, dalla «A» di Accoglienza («La correttezza impone di esprimersi come se non si dovesse dotare l'accoglienza agli immigrati di nessuna regola e, tuttavia, la stessa correttezza impone pure di additare con severità chiunque pretenda di dargliene una») alla «Z» di Zoppo («Si deve dire persona con una ridotta funzionalità degli arti inferiori»). E un piccolo assaggio, con alcune voci selezionate, lo potete leggere in queste pagine.
Tra parole ormai diventate indicibili, le autocensure (la cosa più pericolosa), un'occhiuta polizia del pensiero che vigila su femminismi, maschilismi e identità sessuale, tra un passato da cancellare e un futuro distopico, Filippo Facci - usando due armi, una più micidiale dell'altra, quella dello studio e quella dell'ironia - in 190 pagine e 277 lemmi si batte a testa alta per la libertà di parola (la nostra e di tutti) perché sa che è lì dentro che nasce la libertà di pensiero (di tutti e quindi anche la nostra).
Tra le voci, si consiglia la lettura di «colonialismo» e /o «colonizzazione; «Disney» (di rara precisione e completezza); «Donne» (ahia...), «Fobia climatica» (sottoscriviamo); #MeToo (quanti danni...), «Padre», «Zingaro» e - soprattutto, per toccare con mano certi pericoli - «DdlZan».