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"È stata una mia idea". Meloni difende la tassa sulle banche e fissa la priorità per la manovra: stipendi più alti

Il presidente del Consiglio rivendica la tassazione sugli extraprofitti delle banche: "Lo rifarei, c'era una distorsione". E smonta la sinistra sul salario minimo: "Fa il gioco del cerino"

"È stata una mia idea". Meloni difende la tassa sulle banche e fissa la priorità per la manovra: stipendi più alti
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La situazione economica dell'Italia, le priorità da rispettare per la manovra di fine anno, la decisione di inserire una tassazione sugli extraprofitti delle banche, il rapporto con gli alleati e il confronto con le opposizioni sul salario minimo. Sono questi i principali fronti su cui è intervenuta Giorgia Meloni in occasione dell'intervista al Corriere della Sera, rilanciando l'operato del governo da lei guidato, facendo chiarezza su alcuni elementi e smascherando la solita ipocrisia della sinistra.

Le priorità di Meloni per la manovra

L'esecutivo si appresta a mettere nero su bianco la sua seconda legge di Bilancio che, secondo il presidente del Consiglio, riserverà ampio spazio al sostegno economico degli italiani. A tal proposito ha citato alcuni esempi, dal rinnovo del taglio del cuneo fiscale (più soldi in busta paga) alla detassazione dei premi di produttività passando per la difesa del potere di acquisto delle famiglie. "La mia linea è concentrare i fondi sui salari piu bassi", ha spiegato.

Il capo del governo ha fatto sapere di averne già parlato con Giancarlo Giorgetti, ministro dell'Economia, e con i capigruppo di maggioranza. Dai colloqui è emersa totale condivisione dell'obiettivo fissato. Successivamente, tenendo sempre in considerazione le risorse a disposizione, bisognerà riflettere su quali misure mettere in campo per avere "un impatto maggiore" nel supportare gli italiani.

Meloni si è espressa anche sull'atteggiamento di uno dei principali sindacati italiani. Il riferimento implicito è alla Cgil di Maurizio Landini, che ha già annunciato una manifestazione per scendere in piazza contro le ricette dell'esecutivo. Ma il presidente del Consiglio ha fatto notare che la manovra non è stata ancora scritta, il che rappresenta la prova dell'opposizione pregiudiziale che viene portata avanti da alcuni. "Penso che gli italiani vedano che il governo sta facendo il massimo, che non si è risparmiato e qualche risultato arriva. L'Italia cresce più dei principali Paesi europei, si registra il minimo di disoccupazione degli ultimi 14 anni e il record di occupazione femminile", ha affermato.

La tassa sugli extraprofitti delle banche

In questi giorni la sinistra ha parlato di presunte spaccature in maggioranza sulla scelta di tassare gli extraprofitti delle banche. Il riferimento è alla posizione di Forza Italia, che in realtà ha difeso la norma e ha semplicemente chiesto di preservare la credibilità internazionale rassicurando gli investitori e scrivendo bene la misura. Meloni ha rivendicato la mossa, puntando l'attenzione sulla penalizzazione delle famiglie e delle imprese in seguito al prolungato aumento dei tassi da parte della Bce: "Certo che la rifarei, è una iniziativa che ho voluto io perché ritengo che si debba mandare un messaggio rispetto all'idea di uno Stato giusto".

"Ho massimo rispetto del sistema bancario e non ho intenzione di colpire le banche", ha voluto assicurare. Tuttavia allo stesso tempo ha denunciato "una situazione di squilibrio e una distorsione" che si sono venute a creare: i tassi dei mutui sono stati alzati velocemente, mentre non è stato lo stesso con i tassi cha venivano riconosciuti ai risparmiatori. Il presidente del Consiglio ha garantito che tutti i partiti di maggioranza "sono sempre estremamente coinvolti".

Un tema sicuramente delicato ma su cui Meloni ci ha messo la faccia, assumendosi la responsabilità di intervenire in prima persona. Inoltre ha smentito le voci secondo cui non ne avrebbe parlato con Antonio Tajani e con Giancarlo Giorgetti: ha riconosciuto che in questo caso non sono state fatte le riunioni che solitamente organizza, ma ha sottolineato che "c'era un problema di tempi riguardo a una norma che abbiamo deciso di portare all'ultimo Cdm, sennò sarebbe slittata a settembre".

La linea sul salario minimo

Quanto alle reazioni delle opposizioni in seguito al confronto a Palazzo Chigi sul salario minimo, Meloni non si è detta affatto sorpresa. La sinistra (dopo essere stata al governo) ora chiede a gran voce di partorire una legge, ma il presidente del Consiglio ha messo in evidenza tutta l'ipocrisia che sta connotando lo show mediatico del fronte rosso: "Loro ti dicono 'siamo consapevoli che il salario minimo non risolve il problema del lavoro povero, ma vogliamo andare avanti con la raccolta di firme'".

Meloni ha presentato una proposta precisa, delineando un metodo chiaro e una tabella di marcia certa in grado di arrivare a una proposta di legge condivisa prima della legge di Bilancio. Il tutto coinvolgendo il Cnel (Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro) per il coordinamento di un lavoro più approfondito. "Mi ha colpito anche che nella proposta di legge della sinistra è previsto un fondo per gli imprenditori che dovranno aumentare i salari. Giusto. Ma non immaginano una copertura e dicono che questo dipende dal governo. Curioso, no? A casa mia si chiama gioco del cerino", ha annotato Meloni.

Niente di nuovo: la sinistra al governo non ha fatto la legge in questione e ora con veemenza pretende che la faccia il centrodestra, tra l'altro adottando un atteggiamento supponente e arrogante.

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