
Muhammad, un anno di età, oggi pesa sei chili, l’equivalente di un neonato di tre mesi. Yazan, due anni, è pelle e ossa mentre la mamma lo stringe fra le braccia con gli occhi persi nel vuoto. Entrambi rischiano di allungare la lista dell’orrore a Gaza: 21 minori morti per fame negli ultimi tre giorni, 10 solo ieri, secondo il ministero della Salute di Gaza controllato da Hamas. In tutto almeno 111 vittime, di cui 80 piccoli. Non per le bombe, che pure continuano a cadere sulla Striscia, ma per malnutrizione. Che si aggiungono alle oltre mille vittime uccise mentre cercavano di procurarsi il cibo nei pressi dei centri di distribuzione in mano alla Gaza Humanitarian Foundation. L’Oms, l’Organizzazione mondiale della Sanità, la chiama «fame di massa»: «I bimbi senza cibo piangono fino ad addormentarsi», denuncia. Oltre 100
Ong chiedono di fermare la «carestia di massa», dopo che in molti, compreso Papa Leone XIV, parlano dell’uso della «fame come arma di guerra». Amnesty International rivela: «I bambini dicono ai genitori che vogliono andare in paradiso, perché almeno lì c’è il cibo».
A rafforzare i tragici resoconti ci sono medici e personale sanitario, che riferiscono di essere anche loro così affamati da non riuscire più a lavorare. «Alcuni sono svenuti in sala operatoria», racconta il direttore dell’ospedale al-Shifa di Gaza City, Mohammed Abu Selmia, secondo cui il personale non ha consumato alcun pasto nelle ultime 48 ore. Anche i giornalisti sono allo stremo. Il Comitato di redazione dell’Agenzia France Presse, scrive che «dalla fondazione dell’Afp nell’agosto del 1944, abbiamo perso giornalisti nei conflitti, abbiamo avuto feriti e prigionieri, ma nessuno di noi ricorda di aver visto un collaboratore morire di fame».
Le Ong chiedono un cessate il fuoco «immediato e negoziato» a Gaza, l’apertura di tutti i valichi di frontiera e il libero flusso di aiuti attraverso i meccanismi guidati dall’Onu. «I nostri colleghi e coloro che assistiamo stanno morendo», denunciano. E le parole di sdegno sembrano non baster più. Il Daily Express, che ha mostrato in prima pagina la foto di Muhammad - un anno e sei chili - scrive: «Per l’amor del cielo, fermate questo ora». Il ministero degli Esteri francese affronta Tel Aviv: «La situazione è il risultato del blocco imposto da Israele». La presidente del Consiglio Giorgia Meloni sottolinea che «la situazione è drammatica », «siamo tutti impegnati affinché cessino subito le ostilità».
Ma Israele sembra non sentire ragioni. Il presidente Isaac Herzog visita per la prima volta la Striscia e sostiene: «Agiamo secondo il diritto internazionale». Il portavoce del governo israeliano, David Mencer, rimbalza le accuse: «È una fame orchestrata da Hamas», che «sta cercando di impedire la distribuzione di cibo e saccheggiando i camion», aggiunge, liquidando come «falsi allarmi» quelli sulla carestia. Il ministero degli Esteri accusa addirittura l’Onu: «Ci sono 950 tir in attesa alla frontiera. Ma le Nazioni Unite li trattengono».
Qualche ora prima la ministra dell’Innovazione, Gila Gamliel, su X pubblica un video realizzato con l’intelligenza artificiale in cui, sul modello di quello diffuso da Donald Trump con il sogno della «Gaza Riviera», mostra la Striscia che si trasforma in una lussuosa località costiera. Il testo è esplicito: «Ecco come sarà Gaza nel futuro. O noi o loro!».