
Mentre si diffondono le voci su un possibile riconoscimento dello Stato di Palestina da parte del presidente americano Donald Trump durante la riunione dei Paesi del Golfo il prossimo 14 maggio, i terroristi di Hamas hanno diffuso un nuovo video per fare pressione su Israele e raggiungere un accordo di cessate il fuoco.
Questa volta, nel filmato si vedono due ostaggi. Uno, quello che parla, è il 25enne Yosef-Haim Ohana, mentre l’altro è il 35enne Elkana Bohbot, che per tutta la durata dei 3.16 minuti del video resta sdraiato su un giaciglio e in silenzio, probabilmente stordito da qualche farmaco. Un’ipotesi, questa, rafforzata sia dalle pillole riprese nell’inquadratura, sia da quello che racconta Yosef. “Io sono il prigioniero numero 21, lui è il numero 22. Non voglio parlare di me, ma di lui”, dice rivolto alla telecamera. “Le sue condizioni fisiche e psicologiche si stanno deteriorando. Da quando abbiamo saputo che la guerra stava andando avanti per mesi e abbiamo capito quanto fosse pericoloso per le nostre vite, non ha smesso di fare del male a sé stesso. Abbiamo perso ogni speranza, e per questo ha tentato di fare del male anche a noi”.
Yosef racconta anche che Elkana si rifiuta di mangiare o di bere e che è rimasto poco cibo. Spiega di non poterlo lasciare da solo, per il timore che accada qualcosa di tragico. Poi, dopo le sue parole strazianti, riemergono elementi già comparsi in tutti gli altri video rilasciati dai terroristi nel corso dei 582 giorni di guerra.
L'ostaggio ringrazia i piloti dell’aeronautica israeliana che, nell’aprile scorso, hanno firmato una petizione per chiedere la fine della guerra e si sono rifiutati di condurre altre operazioni nella Striscia, per poi attaccare direttamente la moglie del premier Netanyahu che, durante un’apparizione pubblica del primo ministro in occasione di una festività nel mese passato, ha interrotto il marito quando quest’ultimo ha detto “vi sono almeno 24 ostaggi ancora vivi a Gaza”. “Meno di 24”, ha precisato Sarah Netanyahu a voce bassa, ma abbastanza vicina al microfono perché le sue parole si sentissero, scatenando la rabbia delle famiglie dei rapiti che hanno chiesto al governo di diffondere tutte le informazioni in suo possesso riguardo alla sorte dei loro cari.
“Perché questa guerra sta andando avanti? Perché non si è fermata? Ditemelo, siete impazziti?”, continua Yosef. “Un’intero Paese vuole che quest’incubo finisca. Basta, è tempo di far finire questa guerra”. L’ostaggio conclude dicendo che “il tempo sta scadendo”, stessa frase con cui i terroristi hanno fatto terminare questo video e il filmato rilasciato in precedenza, il 3 maggio, affiancando alle parole una clessidra piena di sangue.
L’ultimo capitolo della vile guerra psicologica dei terroristi, che sfruttano la disperazione delle persone che hanno rapito il 7 ottobre come arma per creare pressione e discordia interna in Israele e costringere il governo a raggiungere un’intesa per il cessate il fuoco.
E questo mentre su di loro pende la spada dell’offensiva su vasta scala annunciata dal premier Netanyahu e della rioccupazione della Striscia di Gaza, fortemente voluto dalla destra ultrareligiosa e vista come unico modo per impedire che attacchi come quello dello Shabbat di sangue si ripetano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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