
La diplomazia trumpiana è a pieno regime. Dopo il vertice in Alaska con Vladimir Putin, Donald Trump ha proseguito con il maxi meeting a Washington in cui ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e i leader europei. Tantissimi i temi sul tavolo, dal possibile ombrello Nato sull'Ucraina, fino alle acquisizioni di sistemi d'arma da parte di Kiev. Ma il nodo principale resta quello dei territori. Lo stesso tycoon durante il vertice alla Casa Bianca ha ammesso la necessità di "discutere di un possibile scambio di territori e anche delle linee di contatto". Il fulcro di tutto rimane il territorio del Donbass.
La partita dei territori
Il leader del Cremlino nel summit di Anchorage avrebbe chiesto al presidente americano il ritiro dei militari ucraini dalle regioni sud-orientali di Donetsk e di Lugansk, il Donbass appunto, in parte occupate dalle truppe d'invasione russe, proponendo di congelare la situazione al fronte negli altri due oblast ucraini parzialmente occupati: quelli meridionali di Kherson e Zaporizhzhia.
Stando alla Reuters, la Russia in cambio potrebbe restituire a Kiev alcuni territori occupati nelle regioni nord-orientali di Kharkiv e Sumy: si tratterebbe però di circa 440 chilometri quadrati contro i 6.600 che le forze ucraine controllano nel Donbass. Zelensky per anni ha ripetuto il suo "no" alla cessione dei territori, che fra l'altro è vietata dalla stessa costituzione ucraina. Anche se a Washington c'è stata una timida apertura con l'ammissione del leader ucraino che le eventuali concessioni territoriali "sono una questione che lasceremo tra me e Putin". La possibilità di cedere pezzi del Paese è anche profondamente impopolare in tutto il Paese: secondo un sondaggio del Kyiv International Institute of Sociology il 75% degli ucraini si oppone alla cessione di territori alla Russia.
A oggi Mosca occupa circa 46.570 km² (circa l'88% del Donbass), inclusa l'intera Luhansk e circa tre quarti di Donetsk. La maggior parte dei combattimenti si svolge proprio in quella regione. Kiev mantiene il controllo di diverse città chiave e posizioni fortificate, ma lo sta facendo con costi umani enormi. In più, ricorda il quotidiano britannico Guardian, oltre 250 mila civili rimangono ancora nelle parti di territorio controllate dalle forze ucraine.

Perché Mosca vuole il Donbass
Perché la regione è così importante per Mosca e Kiev? La regione è il cuore industriale e minerario dell'Ucraina orientale, ricco di carbone e di un'importante industria pesante. Rispetto al resto dell'Ucraina, è una delle regioni più russofone, plasmata in particolare dalle ondate migratorie russe incentivate durante l'espansione industriale sovietica che rese miniere e industrie uno dei motori dello sviluppo di tutta l'Urss.
Il Donbass è salito agli onori delle cronache internazionali nel 2014, in occasione delle proteste pro Europa scoppiate contro il presidente filo-russo Viktor Yanukovych. I moti di Euromaidan hanno innescato un effetto domino che ha finito per chiamare in causa la stessa Russia. Mosca, con un'operazione di guerra ibrida, ha preso possesso della Crimea, mentre nel resto dell'Ucraina orientale sono scoppiati disordini. Tra la fine del 2014 e l'inizio del 2015 il Cremlino ha armato e finanziato i separatisti di Donetsk e di Lugansk inviando armi e miliziani sotto copertura oltre confine per alimentare la secessione da Kiev. Quella sorta di guerra civile interna a bassa intensità è stata poi l'innesco per l'invasione su vasta scala dell'Ucraina lanciata dalle forze russe nel febbraio 2022.
Fin dalle primissime fasi, Putin ha difeso la sua "operazione militare speciale" sostenendo che si tratta di un'azione volta a difendere le popolazioni russofone nella regione. In un discorso televisivo, il presidente russo ha sostenuto che le autoproclamate repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk avevano chiesto aiuto a Mosca, e ha ripetuto affermazioni infondate secondo cui gli abitanti di lingua russa stavano affrontando un "genocidio" per mano di Kiev.
Cosa può succedere alla "cintura fortificata"
La proposta di Putin a Trump sull'occupazione completa del Donbass rimane sul tavolo, ma difficilmente Kiev la accetterà. Nel settembre del 2022 Mosca ha inserito nella propria costituzione la tutela dei territori occupati che corrispondono alle regioni ucraine di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia. Non solo. In più di un'occasione Putin ha espresso la necessità di creare una vasta zona cuscinetto smilitarizzata che corrisponde agli oblast di Kharkiv, Sumy e Chernihiv.
Per Kiev un simile scenario è irricevibile perché vorrebbe dire cedere la sua "cintura fortificata", cioè il territorio del Donbass ancora in suo possesso. Si tratta di un tessuto fortificato dopo la crisi del 2014 che funge da barriera contro le forze russe. Lo stesso esercito russo combatte da mesi, ma in questi settori fatica ad avanzare più di altri.
2/ Ukrainian forces recently advanced near Dobropillya. Russian forces recently advanced near Lyman, Toretsk, and Pokrovsk.
— Institute for the Study of War (@TheStudyofWar) August 19, 2025
Russian Offensive Campaign Assessment, August 18, 2025: https://t.co/HExuH9RgDt pic.twitter.com/aTUxkrDbYl
Nei territori del Donbass attualmente sotto il controllo ucraino ci sono una serie di centri fortificati. La cintura è lunga 50 chilometri e negli ultimi 11 anni Kiev ha speso soldi e sforzi per fortificarla con infrastrutture difensive, industriali e di difesa. Come ha notato l'Institute for the Study of War questa cintura è formata da quattro grandi città e da diverse cittadine e insediamenti che si estendono da nord a sud lungo l'autostrada H-20 Kostyantynivka-Slovyansk, con una popolazione totale prebellica di oltre 380.537 persone.
Sloviansk e Kramatorsk, scrive ancora l'Isw, rappresentano la metà settentrionale della cintura e fungono da importanti centri logistici per le forze ucraine. Druzhkivka, Oleksiyevo-Druzhkivka e Kostyantynivka sono invece la metà meridionale della cintura delle fortezze.
/From tomorrow evening, I will post massive updates on the critical situation of ukrainian forces in Central Donetsk oblast after the russian breakthrough.
— Clément Molin (@clement_molin) August 11, 2025
I will show you the 1 300 (!!!) FAB impacts I mapped between Pokrovsk and Kostiantynivka in 1 MONTH.
I will show… pic.twitter.com/VjUsO39uOl
Tentativo di accerchiamento russo della "cintura fortificata"
Nel 2022 e 2023 le forze russe hanno tentato in più di un'occasione di sfondare la barriera, ma senza successo, tanto che al momento sono impegnate in una complessa opera di accerchiamento, in particolare nei settori di Sud-Ovest. Ma le operazioni potrebbero richiedere diversi anni e migliaia di vite umane. Secondo un rapporto del ministero della Difesa britannico alla Russia servirebbero oltre 4,4 anni per conquistare completamente i restanti quattro territori ucraini, per un "costo" complessivo di quasi due milioni di soldati russi uccisi o feriti.
Latest Defence Intelligence update on the situation in Ukraine - 15 August 2025.
— Ministry of Defence (@DefenceHQ) August 15, 2025
Find out more about Defence Intelligence's use of language: https://t.co/DOu2e95wKu#StandWithUkraine pic.twitter.com/c8tfp53teK
Alla luce di tutto questo cedere Sloviansk e Kramatorsk per Kiev è impensabile, se le città finissero nelle mani dei russi potrebbero diventare dei bastioni con cui le armate di Mosca possono minacciare nuove offensive verso il cuore stesso dell'Ucraina. Kiev sarebbe costretta a "ripiegare" creando nuove linee fortificate negli oblast di i Kharkiv e Dnipropetrovsk, che però hanno un terreno meno adatto. Per l'Isw "le potenziali linee difensive ucraine in quest'area si snoderebbero attraverso campi aperti e ostacoli naturali come i fiumi Oskil e Siverskyi Donets sarebbero troppo a est".
Anche con un eventuale
accordo per il cessate il fuoco, mancherebbero strutture e aree per innestare strutture compatibili con il monitoraggio della tregua, uno scenario che metterebbe in pericolo una possibile forza di interposizione internazionale.