Guerra in Israele

La minaccia di Hamas per il Ramadan e il razzo dal Libano: cresce la tensione in Israele

L'esplosione di violenza nel mese sacro islamico sarebbe anche l'obiettivo del leader dei terroristi Yahya Sinwar, che secondo Israele sta sabotando i negoziati. Attacchi delle Idf a Gaza nella notte: colpiti decine di obiettivi

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Mentre gli occhi della comunità internazionale sono puntati sul Cairo, dove i negoziatori di Hamas, Stati Uniti e Qatar stanno tentando faticosamente di trovare un accordo per un cessate il fuoco, la dialettica dei terroristi sembra precludere a qualsiasi possibilità di tregua. Il portavoce dell’organizzazione islamica in Libano Osama Hamdan ha infatti invitato i palestinesi in Cisgiordania e Israele a insorgere contro lo Stato ebraico durante il Ramadan, mese sacro dei musulmani che dovrebbe iniziare il 10 marzo.

Durante una conferenza stampa a Beirut, il rappresentante di Hamas ha dichiarato che “tutti i palestinesi dovrebbero trasformare in uno scontro ogni momento del Ramadan” e invocato nuovamente una rivolta più ampia, soprattutto nei territori a ovest del fiume Giordano dove le violenze dei coloni sono aumentate dall’inizio del conflitto. Hamdan non ha fornito dettagli sull’andamento dei negoziati, ma ha rivolto un avvertimento a Tel Aviv e Washington: “Ciò che non hanno ottenuto sul campo di battaglia, non lo otterranno attraverso macchinazioni politiche”. Parole, queste, a cui hanno fatto eco le affermazioni di Muhammad al-Hindi, vice segretario generale della Jihad islamica palestinese.

Secondo il membro del movimento alleato di Hamas, Israele non è riuscito né schiacciare la resistenza a Gaza, né a liberare alcun ostaggio in mano ai terroristi. Una dichiarazione fasulla, quest’ultima, visto che le Idf e lo Shin Bet hanno portato in salvo il 70enne Louis Har e il 61enne Fernando Marman da Rafah il 12 febbraio, e liberato la soldatessa Ori Megidish nella notte tra il 29 e il 30 ottobre. Parlando a nome di tutta la Jihad islamica, al-Hindi ha anche sostenuto che il movimento proseguirà la lotta contro Israele, perché “chiunque eviti di confrontarsi con lui nella regione vivrà come schiavo di esso e degli Stati Uniti. Alla fine di questo round, il peso di Israele nella regione e nel mondo diminuirà”.

Sul piano militare, nella notte l’aviazione con la stella di David ha colpito numerosi obiettivi nel nord della Striscia, in particolare postazioni di lancio di missili. Nel sud e nel centro dell’exclave, la brigata Nahal e la settima corazzata hanno ucciso decine di combattenti nemici e diretto attacchi aerei contro le loro infrastrutture. Per quanto riguarda la situazione al fronte nord, le truppe di Tel Aviv hanno annunciato di aver eliminato Abbas Ahmed Halil, nipote del leader degli Hezbollah Hassan Nasrallah, durante una serie di raid avvenuti sabato 2 marzo contro le postazioni dei miliziani a Neqoura, nel sud del Paese dei cedri. Lunedì, i combattenti del Partito di Dio hanno lanciato un missile verso la città di Kiryat Shmona, vicina alla Linea blu, provocando la morte di una persona e il ferimento di altre sette. Giornalisti dell’Associated Press presenti sul posto hanno riferito di aver visto l’esercito ebraico soccorrere operai thailandesi, alcuni dei quali feriti e zoppicanti, e portarli verso le ambulanze.

Dal Cairo, intanto, è arrivata la notizia di “progressi significativi” dei mediatori con i rappresentanti di Hamas. Israele non ha ancora inviato la sua delegazione, dato che i terroristi si sono rifiutati di consegnare una lista degli ostaggi ancora vivi. Fonti israeliane hanno precisato che a Tel Aviv basterebbe conoscere sia il loro numero, sia la quantità di prigionieri palestinesi da scambiare per ogni sequestrato. "Israele ritiene che ci siano circa 40 ostaggi in vita che potrebbero essere rilasciati nell'ambito di un accordo umanitario, ma il numero esatto non è noto. Hamas deve dare questo numero in modo che possiamo andare avanti", ha dichiarato una fonte informata. Il Wall Street Journal ha inoltre riferito che non vi sono contatti con il leader dei terroristi Yahya Sinwar da almeno una settimana.

Secondo funzionari egiziani e qatarioti, l’ultimo messaggio che l’uomo ha trasmesso alla leadership politica del movimento è stato quello di non affrettarsi a raggiungere un accordo di tregua, perché conterebbe sul fatto che un’operazione israeliana a Rafah durante il Ramadan porterà a un’esplosione di rabbia in Cisgiordania e tra gli arabi israeliani.

Anche Israele è convinto che Sinwar stia cerando deliberatamente di sabotare i negoziati, in modo da provocare disordini in tutto il Medio Oriente durante il mese sacro islamico.

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