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Inchiesta P3, il Colle: "Decida il nuovo Consiglio" Csm: "Alfonso Marra non può restare a Milano"

Il capo dello Stato scrive al vicepresidente Mancino: "Sarà il nuovo Csm, quando si insedierà, a occuparsi dei tentativi di interferire sugli orientamenti di alcuni consiglieri per favorire la nomina di Marra"

Inchiesta P3, il Colle: "Decida il nuovo Consiglio" 
Csm: "Alfonso Marra non può restare a Milano"

Roma - Sarà il nuovo Consiglio della magistratura, quando si insedierà, a occuparsi dei tentativi di interferire sugli orientamenti di alcuni consiglieri per favorire la nomina del presidente della Corte d’Appello di Milano, Alfonso Marra, come emerge dalle inchieste sulla cosiddetta P3. A deciderlo è proprio il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che lo ha comunicato per lettera al vicepresidente del Csm Nicola Mancino.

La competenza del Csm Il mandato dell’attuale Consiglio scade il 31 luglio prossimo. Erano stati alcuni consiglieri togati, fra i quali Livio Pepino, a sollevare la questione e a chiedere di metterla all’ordine del giorno. Su una decisione di tale delicatezza Mancino ha ritenuto opportuno acquisire il parere del presidente della Repubblica, che presiede di diritto il Csm e ne fissa l’ordine del giorno. In mattinata la Presidenza della Repubblica ha reso noto il testo della lettera di Napolitano a Mancino "in risposta alla informazione ricevuta sulla richiesta avanzata da componenti del Consiglio di porre all’ordine del giorno la questione delle 'regole deontologiche minime' che debbono caratterizzare i comportamenti dei Consiglieri, della quale oggi è stata data lettura al Comitato di Presidenza del Csm". "La richiesta - fa osservare Napolitano - prende le mosse, in particolare, dalla esistenza di investigazioni su condotte indebitamente tese a interferire sul voto di alcuni componenti di questo Consiglio in occasione della nomina del presidente della Corte d'Appello di Milano. La questione, lei mi scrive, dovrebbe essere dibattuta in termini generali e propositivi prescindendo dalla esistenza di indagini penali, disciplinari e amministrative sull’episodio. A parte la seria preoccupazione, che è lecito mantenere, di non interferire in tali indagini, ritengo da un lato che il tema non possa essere affrontato in termini 'generali e propositivi' con la necessaria ponderazione nel momento terminale di questa Consiliatura? Mentre è corretto lasciare alla prossima le appropriate decisioni in merito - e dall’altro che si debba essere bene attenti a non gettare in alcun modo ombre sui comportamenti di quei consiglieri che ebbero a pronunciarsi liberamente, al di fuori di ogni condizionamento, su quella proposta di nomina concorrendo alla sua approvazione".

Il trasferimento di Marra Il Csm si avvia a trasferire il presidente della Corte di appello di Milano, Alfonso Marra, perché, dagli atti dell’inchiesta sulla cosiddetta P3, si registrano "comportamenti non colposi" da parte del magistrato ma che "determinano l’impossibilità di svolgere a Milano la giurisdizione in modo imparziale e indipendente". Questo è infatti il cuore del documento che la Prima Commissione del Csm starebbe mettendo a punto, preparandosi a convocare a breve il magistrato per essere sentito. Una decisione che dovrebbe passare a maggioranza. Dagli atti presi in visione dal Csm, raccontano fonti qualificate di Palazzo dei Marescialli, "si evince che per la nomina a presidente della Corte d’appello di Milano, Marra chiese e ottenne da alcuni personaggi, tra cui alcuni sottoposti a custodia cautelare, di attivarsi anche presso il Csm". Una volta nominato, stando alla cronaca, queste persone avrebbero chiesto al giudice di "attivarsi a sua volta sul ricorso presentato dal governatore della Lombardia Roberto Formigoni". "Il fatto che Marra li abbia messi alla porta - spiegano ancora le fonti - significa comunque che ha perso prestigio e ha dimostrato incapacità nel gestire l’attività dell’ufficio sotto il profilo dell’immagine".

Settimana prossima l'audizione Una riunione della Prima commissione del Csm che raccontano essere stata burrascosa, quella che oggi ha iniziato l’iter della procedura per il trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale di Marra e che si è conclusa con un rinvio a domani della votazione sul documento finale. Ciò nonostante, le posizioni sono chiare: quattro consiglieri su cinque sono favorevoli a che il Csm convochi all’inizio della prossima settimana il magistrato per essere ascoltato. A causare il rinvio, secondo quanto raccontano fonti di Palazzo dei Marescialli, sarebbe stato il consigliere laico di centrodestra Gianfranco Anedda, che avrebbe usato toni molto forti per sostenere la propria contrarietà al trasferimento di Marra e che si sarebbe scontrato verbalmente con alcuni colleghi, tanto da porre la vicenda "più sotto il profilo politico che sotto quello del buon funzionamento di un ufficio giudiziario molto importante". Domani, quindi, i consiglieri del Csm si rivedranno in mattinata e voteranno il documento proposto dalla relatrice Fiorella Pilato, con il quale verrà fissata, ai primi della prossima settimana, l’audizione di Marra. Visti però i tempi tecnici, è altamente improbabile che a deliberare su questa vicenda possa essere l’attuale composizione del plenum.

Toccherà dunque ai nuovi membri del Csm ratificare un eventuale trasferimento del presidente della Corte d’appello di Milano.

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