Legge in tv una falsa intervista a Falcone sui magistrati: anche Gratteri crede alle bufale del Fatto

Il procuratore di Napoli cade nella fake news di Travaglio e associa al giudice palermitano una frase mai pronunciata sulla separazione delle carriere. Il presidente della Fondazione Luigi Einaudi non ci sta: "Basta monologhi e menzogne"

Legge in tv una falsa intervista a Falcone sui magistrati: anche Gratteri crede alle bufale del Fatto
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Anche Nicola Gratteri cade nella trappola orchestrata dal Fatto Quotidiano. Ospite ieri sera di Giovanni Floris a "DiMartedì", su La7, il procuratore di Napoli ha citato una fantomatica intervista al giudice Giovanni Falcone per sostenere che anche il magistrato siciliano fosse, come lui, contrario alla separazione delle carriere dei magistrati. Tuttavia, quella dichiarazione non è mai esistita; e Falcone, come noto, è sempre stato a favore della separazione delle carriere.

Nel programma televisivo in prima serata, Gratteri aveva esordito dicendo che voleva citare Falcone per "sfatare questa leggenda sulla separazione delle carriere" - e quindi che il giudice palermitano fosse in realtà favorevole a questa suddivisione - prima di leggere dal suo smartphone: "Una separazione delle carriere può andare bene se resta garantita l'autonomia e l'indipendenza del pubblico ministero ma temo che si voglia, attraverso questa separazione, subordinare la magistratura inquirente all’esecutivo. Questo è inaccettabile".

Passano pochissimi minuti e sui social piovono reazioni fortemente critiche nei confronti di Gratteri per un semplice motivo: non c'è traccia alcuna traccia di un'intervista rilasciata da Falcone a Repubblica il 25 gennaio 1992. Si tratta di una dichiarazione falsa che circola da settimane, che viene periodicamente utilizzata dai contrari alla riforma e dai sostenitori della campagna per votare No al referendum ed è nata da una fake news del Fatto Quotidiano. Esattamente come non è mai esistita una partecipazione di Paolo Borsellino a "Samarcanda" di Michele Santoro del 23 maggio 1991 secondo il quale "separare le carriere significa spezzare l'unità della magistratura. Il magistrato requirente deve poter svolgere la sua funzione senza dover rendere conto al potere politico". Frase mai pronunciata.

Come detto Falcone, invece, era favorevole. In una celebre intervista a Repubblica del 1991 - questa sì assolutamente presente nelle emeroteche - disse per esempio: "Chi, come me, richiede che giudici e pm siano, invece, due figure strutturalmente differenziate nelle competenze e nella carriera, viene bollato come nemico dell'indipendenza del magistrato, un nostalgico della discrezionalità dell’azione penale, desideroso di porre il pm sotto il controllo dell’esecutivo". Quindi, l'esatto contrario di quanto letto da Gratteri.

Gian Domenico Caiazza non ci sta e replica colpo su colpo a queste bufale. "Leggere interviste false di un magistrato come Giovanni Falcone significa toccare il fondo di uno scontro politico", ha dichiarato il presidente del Comitato "Sì Separa". Caiazza cita lo stesso Gratteri. "Si arriva a leggere interviste false di Giovanni Falcone. Il frontman del no, investigatore di fama, legge in una trasmissione televisiva con milioni di ascoltatori il testo di una intervista che Falcone non ha mai reso: è un meme che gira. Se si arriva a questo livello di confronto politico dobbiamo comprendere che questo è un allarme democratico".

Ecco, quindi, che Caiazza ha poi fatto ascoltare un altro intervento di Falcone datato 28 luglio 1988: "Non è pensabile, né logicamente plausibile in un codice che accentua vistosamente le caratteristiche di parte del pm, pensare che le carriere di pm e giudici potranno rimanere ancora a lungo indifferenziate", è la frase storicamente pronunciata dal magistrato ucciso dalla mafia a Capaci. "Invitiamo Gratteri. Scelga lui i giornalisti. noi lo aspettiamo per un confronto sul merito della riforma. Basta monologhi e menzogne", ha aggiunto Caiazza. Secondo quest'ultimo, l'obiettivo del comitato per il Sì è "interrompere e ribaltare il fiume di menzogne e manipolazioni vergognose sul contenuto testuale e tecnico della riforma usato dal fronte del No per indurre i cittadini a quell'esito referendario.

Dobbiamo informare i cittadini, senza ingannarli o suggestionarli. Siamo di fronte a un allarme democratico perché non si vuole che i cittadini sappiano. Si è toccato il fondo di uno scontro politico".

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