
Il centrodestra accelera i tempi sul fine vita: il percorso parlamentare è cominciato ufficialmente, di fatto, questa mattina con l'adozione come testo base del disegno di legge da parte delle commissioni Giustizia e Sanità del Senato con il voto contrario di tutte le opposizioni. Gli emendamenti potranno essere presentati entro le ore 11 del prossimo 8 luglio. Il provvedimento, formato da quatto articoli che normano l'insieme delle decisioni mediche e legali che riguardano le fasi terminali dell'esistenza di una persona gravemente malata, è atteso in Aula di Palazzo Madama il 17 luglio. Il testo a cui hanno lavorato i due relatori Pierantonio Zanettin (Forza Italia) e Ignazio Zullo (Fratelli d'Italia) è stato parzialmente corretto.
Il Comitato di valutazione
È stato ridotto a 180 giorni il termine inizialmente di quattro anni per potere chiedere al nuovo "Comitato nazionale di valutazione" di sette membri nominato da Palazzo Chigi - composto da giurista, bioeticista, anestesista, palliativista, psichiatra, psicologo e infermiere - di accedere al trattamento se la prima domanda è stata rifiutata.
Escluso il servizio sanitario nazionale
Su altri fronti il nuovo testo rischia di scatenare uno duro scontro con le forze di centrosinistra, sul piede di guerra ormai da settimane. Tra i nodi più complessi, infatti, c'è il ruolo del Servizio sanitario nazionale: secondo la maggioranza il suicidio assistito non può diventare una prestazione erogata dal Ssn. Infatti il ddl recita che "il personale in servizio, le strumentazioni e i farmaci, di cui dispone a qualsiasi titolo il Sistema Sanitario Nazionale non possono essere impiegati al fine della agevolazione del proposito di fine vita". Questo significa che se il malato terminale si trova in un ospedale o in una Rsa pubblica potrà accedere al suicidio assistito - sempre se autorizzato dal Comitato - a una sola condizione: che il paziente si attrezzi da solo con il "fai da te" pagandosi strumentazione, farmaco letale e medico (che potrà anche essere del Ssn, ma in "extra-orario"), a meno che non trovi "ospitalità" nelle strutture private. Insomma il percorso del fine vita negli ospedali pubblici rischia di diventare praticamente impossibile.
La modifica al codice penale
Il testo modifica poi il codice penale sul suicidio assistito e ribadisce come "non sia punibile" se il "proposito" si è formato "in modo libero, autonomo e consapevole" e se la persona è "inserita nel percorso di cure palliative, tenuta in vita da trattamenti sostitutivi di funzioni vitali e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche intollerabili, ma pienamente capace di intendere e di volere". Finora solo pochi malati hanno potuto accedervi in linea con le condizioni poste dalla Corte costituzionale. Ieri Martina Oppelli, la donna di 49 anni affetta da due decenni da sclerosi multipla, ha presentato una nuova opposizione dopo il terzo rifiuto della sua Asl perché non avrebbe alcun trattamento di sostegno vitale in corso.
Le cure palliative
L'altro punto cruciale riguarda le cure palliative, le quali dovranno essere sempre rese disponibili (anche se non potranno essere obbligatorie). Laddove le Regioni non sono ancora attrezzate potranno scattare "poteri sostitutivi" con la nomina da parte del governo, in caso di assenza di un piano regionale di "un commissario ad acta sino al raggiungimento dello standard" di assistenza. Non solo.
"Qualora la Regione non abbia ottenuto gli obiettivi di potenziamento delle cure palliative fissati nel progetto presentato per l'anno precedente il ministro della Salute - si legga nella bozza - assegna un termine non superiore a sei mesi per il raggiungimento degli stessi".