
Dopo un anno e mezzo dall'ultima volta, Giorgia Meloni ritorna all'interno dell'Aula del Senato per rispondere alle varie interrogazioni poste dai vari gruppi parlamentari e rivolte al presidente del Consiglio, in occasione del cosiddetto "Premier Question Time". Il capo dell'esecutivo nazionale risponde dentro Palazzo Madama a stretto giro, nell'arco di un'ora e mezzo di tempo, ai numerosi quesiti relativi agli stanziamenti destinati alla difesa, le misure di contrasto alle violenze di genere, le riforme che il governo Meloni intende portare a termine da qua a fine legislatura, gli accordi con gli Stati Uniti d'America sul gas, i dazi, il caro bollette e l'immigrazione irregolare.
Il passaggio che ha generato più tensione dentro l'emiciclo del Senato è stato sicuramente quello che ha visto co-protagonista Matteo Renzi. Il leader di Italia Viva prende la parola come terzo come ordine degli iscritti a parlare - subito dopo Azione e il gruppo delle Autonomie - e il suo intervento verteva sul fatto sei il governo italiano ritenesse ancora fondamentali le riforme costituzionali presenti nel programma della coalizioni che ha vinto le elezioni e quali intendesse realizzare entro la fine della legislatura, riferendosi soprattutto al premierato. "La madre di tutte le riforme è diventata una suocera di cui non parla più nessuno, ma almeno sulla legge elettorale lei sarebbe disponibile a inserire le preferenze senza 'se' e senza 'ma'?". E poi ancora, per rincarare la dose (ma in realtà compiendo un mezzo autogol) l'ex presidente del Consiglio ha aggiunto: "Lei ha detto che non si dimetterà se i cittadini sfiduceranno una legge del Parlamento, ma davvero penso che valga più il voto di fiducia delle Camere che il voto di sfiducia popolare?".
Qua Meloni non può fare altro che cogliere la palla al balzo e replicare in maniera repentina e secca: "Dipenderà dal Parlamento, ma sicuramente la maggioranza è intenzionata a procedere spedita sul premierato, che io continuo a considerare la madre di tutte le riforme, e sull disegno di legge sulla giustizia". Dopo poi avere confermato che lei posarebbe favorevolissima all'introduzione delle preferenza in una prossima riforma del sistema elettorale, va dritta sul punto personale sollevato da Renzi riguardo alle eventuali dimissioni perché bocciata dagli elettori: "Me ne andrò in caso di sconfitta al referendum? Guardi, lo farei anche volentieri, ma non farò mai niente che abbia già fatto lei". Il riferimento, con tutta probabilità è legato alla promessa che nove anni fa fece (più e più volte) lo stesso Renzi, il quale aveva assicurato che, se si fosse imposto il No al referendum sul Senato del 4 dicembre 2016 (come poi è successo), lui si sarebbe non solo dimesso da premier ma avrebbe abbandonato per sempre la vita politica attiva. Evento che, come è noto, non è accaduto visto che ancora attualmente il capo di Italia Viva ricopre il ruolo di senatore.
Non meno teso il confronto con i senatori di Alleanza Verdi-Sinistra: "Il governo italiano ha garantito agli Usa 40 miliardi di euro dei cittadini italiani? Questo calcolo è totalmente inventato - ha dichiarato Meloni -. Fatico anche a ricostruire le voci che vi hanno portato a questo calcolo. Deduco che abbiate considerato in questo bizzarro conto l'impegno preso in ambito Nato del raggiungimento del 2% del Pil in spese di difesa. Solo che non è un impegno che ha preso questo governo". Rispondendo direttamente a Carlo Calenda, Meloni garantisce che l'Italia e l'Europa devono "rafforzare le proprie capacità difensive" e che la Nato prendi in maggior considerazione "il fianco Sud dell'Alleanza, che pure è particolarmente importante". Tuttavia consolidare la difesa significa anche "difesa dei confini, lotta al terrorismo e controllo del cyber-spazio, presidio del dominio sottomarino e delle infrastrutture critiche".
Ed è per questo che il nostro Paese, nel 2025, raggiungerà l'impegno preso a Washington dieci anni fa rispetto al raggiungimento del 2% del Pil per le spese militari rispetto al pil: "Da patriota sempre sostenuto un principio semplice", ovvero che "la libertà ha un prezzo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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