
I cinque referendum abrogativi in materia di leggi sul lavoro e sulla cittadinanza sono stati bocciati. Non è stato infatti raggiunto il quorum - ovvero l'asticella rappresentata dal 50% più uno degli aventi diritto al voto - che avrebbe validato l'esito complessivo sul sì o no ai quesiti sottoposti ai cittadini italiani maggiorenni in possesso dei diritti politici. Osservando i definitivi ufficiali che sono arrivati dai 61.591 seggi sparsi in tutto il Paese - e che sono stati pubblicati su "Eligendo", il portale del ministero dell'Interno - si può constatare che solamente all'incirca il 30% della popolazione (per la precisione il 30,6%) si è recata alle urne per esprimersi sull'abolizione del Jobs Act e della modifica articolo 26 del Testo Unico sulla Sicurezza, nonché sul dimezzamento dei tempi di concessione della cittadinanza italiana agli extra-comunitari. La regione che ha votato di più è stata la Toscana (39%); quella che ha partecipato di meno, invece, il Trentino Alto Adige (22,6%). Vista questa astensione così elevata, dunque, restano in vigore le attuali leggi dello Stato che volevano essere cambiate.
Il trend in discesa e molto lontano dalla soglia minima per rendere efficace i referendum si era già ampiamente intravisto nella giornata di domenica quando, alla chiusura momentanea dei seggi delle ore 23, aveva votato appena il 22,7% degli elettori. La spinta conclusiva nelle ultime sette ore disponibili di lunedì non è bastata per avvicinarsi neanche sensibilmente al quorum. Il primo a commentare l'esito di questa tornata è stato Matteo Salvini, parlando di "referendum bocciati": "La cittadinanza in Italia e Francia non è un regalo, servono regole più chiare e severe, non basta qualche anno di residenza, occorre dimostrare di conoscere, amare e rispettare la cultura e la legge del paese che vi ospita, in Italia, come in Francia, altrimenti tutti a casa", ha dichiarato il presidente del Consiglio a Mormant-sur-Vernisson, in Francia, in occasione dell'evento dei Patrioti. La vicesegretaria della Lega Silvia Sardone scrive su Facebook. "Risultato dell'affluenza per i referendum lontanissimo dai desideri della sinistra e della Cgil. Devastante sconfitta per Schlein, Landini, Conte e compagni. Altro che segnale di sfratto. Gli italiani hanno evitato, giustamente, di ascoltarli!".
Niente da fare, quindi, per le proposte portate avanti dallo scorso autunno (con la raccolta delle 500mila firme minime) a oggi da parte della Cgil, dei radicali e degli altri comitati promotori, con tutta la mobilitazione che è proseguita fino all'ultimo minuto disponibile per la campagna referendaria. E anche oltre, stante le polemiche che erano scoppiate sabato (giorni di silenzio elettorale) in occasione della manifestazione pro Pal organizzata dal centrosinistra, dove i leader di Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra avevano lanciato il loro appello fuori tempo massimo per andare a votare e con Pier Luigi Bersani che aveva indossato, a favore di telecamere, un cappellino rosso con la scritta evidente "Sì ai referendum". "Le opposizioni hanno voluto trasformare i 5 referendum in un referendum sul governo Meloni - ha dichiarato Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega per l'Attuazione del programma di governo -. Il responso appare molto chiaro: il governo ne esce ulteriormente rafforzato e la sinistra ulteriormente indebolita". Non è da meno il presidente del Senato, Ignazio La Russa: "Alla luce dei numeri dell'affluenza, sarebbe troppo facile ora infierire verso coloro che, come Schlein, Bonelli e tanti altri, mistificando il senso delle mie parole, hanno invitato ad andare a votare non per la presunta bontà dei quesiti referendari ma semplicemente, se non per odio, quasi per far dispetto a me".
Venendo nel dettaglio nei risultati usciti dalle urne - utili solamente a meri fini statistici e di dibattito politico interno - il primo quesito (reintegro licenziamenti illeggittimi) vede vincere il sì con circa l'89%. Plebiscito dei voti favorevoli anche per quanto riguarda la seconda (licenziamenti e limite indennità) e la terza proposta referendaria (tutela contratti a termine), rispettivamente con l'87,5% e l'89%. Leggermente inferiore la percentuale relativa al quarto interrogativo (responsabilità infortuni sul lavoro) che trova l'apprezzamento dell'87% dei cittadini che si sono recati ai seggi.
Decisamente invece più equilibrato, infine, il quinto e ultimo quesito (dimezzamento dei tempi per concedere la cittadinanza italiana agli extra-comunitari): qua, infatti, i sì prevalgono "solo" con il 65% dei voti contro il 35% circa dei no.