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Così Valditara smonta le accuse della sinistra "antifascista"

Nel giorno del "sabato antifascista" organizzato dalla sinistra, il minstro dell'Istruzione smentisce le accuse strumentali: "Nella scuola non c'è spazio per la violenza"

Così Valditara smonta le accuse della sinistra "antifascista"

Oggi pomeriggio, il circolo radical chic della sinistra, capitanato dalla nuova segretaria dem Elly Schlein, torna a battere il tema dell’antifascismo immaginario. Dopo una piccola pausa dal chiedere le dimissioni al ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, oggi sul banco degli imputati torna il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara. In occasione del “sabato antifascista” organizzato dai sindacati e accolto con favore da Elly Schlein e Giuseppe Conte, il ministro Valditara torna a smentire le critiche strumentali della sinistra. “Nella scuola che vogliamo – spiega al Quotidiano Nazionale – non c’è spazio per la violenza”.

Valditara smonta le critiche

La grancassa mediatica della stampa progressista e della sinistra parlamentare aveva accusato il ministro dell’Istruzione di aver preso sotto gamba la rissa scoppiata il 18 febbraio scorso, davanti al liceo Michelangelo di Firenze. Lo scontro, giova ricordarlo, aveva coinvolto sia studenti di destra sia collettivi di sinistra, un particolare inizialmente omesso dalla stampa di sinistra. Se da un lato il ministro condanna la “violenza nelle scuole”, dall’altro non fa alcun passo indietro: “Non ho bisogno di dare prove di antifascismo, lo dimostrano i miei libri, i miei atti, la mia vita”.

La condanna della violenza, aggiunge il ministro, “è talmente ovvia da non essere oggetto di discussione, nella scuola che vogliamo non c’è spazio per la violenza. Una posizione chiara che allontana ogni sospetto della sinistra: “Nessuna indulgenza quindi per la violenza fisica né per ogni altra forma di prevaricazione. È una regola che deve valere per chiunque”.

La lettera della preside

Altro discorso è la lettera surreale scritta della preside dell’istituto “Leonardo Da Vinci” subito dopo la rissa al liceo Michelangelo. Una missiva, firmata dalla dottoressa Annalisa Savino dai toni ideologici e surreali. “Non ho apprezzato – spiega Valditara – l’invito della preside a ‘isolare’, ‘combattere culturalmente’, ‘chiamare con il suo nome’, e dunque qualificare come fascista, chi dà il valore ai confini e alle identità di un popolo, parlando al riguardo di ‘disgustoso rigurgitò". Una lettera che, a spregio del ridicolo, invocando la vigilia del 1922 e puntando il dito contro “gli indifferenti” di Antonio Gramsci, informava gli studenti di un imminente pericolo totalitarismo.

La violenza rossa a Bologna

Intanto ieri pomeriggio, le indagini sulle violenze “rosse” avvenute a Bologna meno di un anno fa, ci offrono una realtà diametralmente opposta. Un video, con le immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza nelle strade della zona universitaria di Bologna, mostra e denuncia l’aggressione subita dai giovani di Azione Universitaria, un gruppo studentesco di destra, lo scorso 19 maggio, mentre uscivano dalla facoltà di Lettere. Tra i collettivi rossi, sono otto gli studenti indagati nell’indagine ultimata ieri da parte della Procura e del pm Stefano Dambruoso.

Questo pomeriggio, al corteo “antifascista” di Firenze, saranno presenti Elly Schlein, segretaria dem, Giuseppe Conte, leader del Movimento 5stelle, le tre sigle sindacali e molti altri esponenti della sinistra italiana.

In nome di Antonio Gramsci e della sua opera “Odio gli Indifferenti”, ci aspettiamo dai leader menzionati una ferma condanna della violenza rossa.

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