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Soumahoro, sassi, eco-vandali: tutte le gaffe di Bonelli & co

Nonostante la fortissima eco mediatica che celebra costantemente le loro battaglie, gli strafalcioni di Bonelli contribuiscono ad affossare sempre di più un partito che, in Italia, non ha mai avuto presa

Soumahoro, sassi, eco-vandali: tutte le gaffe di Bonelli & co

Negli ultimi mesi sta risultando estremamente divertente assistere alla serie di figuracce che i Verdi italiani, tramite il loro leader Angelo Bonelli, stanno collezionando su vari temi. L'ultima (ma solo per adesso) è stata la clamorosa scivolata riguardante la presunta responsabilità del "cattolicesimo" per l'insuccesso del partito fondato nel 1990: "I Verdi non sono forti in Italia per una questione culturale", ha ipotizzato Bonello. E peccato che Papa Francesco, Benedetto XVI e Giovanni Paolo II abbiano spesso sviluppato il tema della crisi ecologica, esortando quei "cattivoni" di cattolici a considerare l'importanza dell'argomento.

Angelo Bonelli: una garanzia di fallimento per i Verdi

Ma le gaffe pubbliche dell'esponente politico romano 62enne, che svolge politica attiva da più di 30 anni, non si fermano qua. Del resto, tra i vari ruoli di deputato, assessore, capogruppo, consigliere comunale, consigliere regionale e presidente della Federazione dei Verdi, Bonelli ha avuto modo di dimostrare tutte le (in)capacità nel rivelarsi credibile agli occhi dell'opinione pubblica italiana; tanto da non avere mai totalizzato più del 2% (quando andava molto bene) in tutte le decine di competizioni elettorale nelle quali il "Sole che ride" ha partecipato. Eppure le istanze green riescono ad avere presa in tutto il resto di Europa, con percentuali che si aggirano spesso con un'abbondante doppia cifra alle elezioni. In Italia invece, nonostante un'enorme spinta mediatica derivante da influencer radical chic e da intellettuali che si elogiano soltanto tra di loro, rimangono inchiodati nelle urne a cifre da prefisso telefonico.

La colpa è da ricercare in un progetto politico poco lungimirante, intriso di ambientalismo militante, che ha trasformato la questione ecologica in un'ideologia e in un argomento di contesa politica. Una proposta politica settaria, oltranzista, regressiva e dunque lontana dal sentire degli elettori. Il tutto viene poi ulteriormente aggravato da gesti eclatanti e da difese a spada tratta di battaglie che scaturiscono sentimenti che si posizionano a metà strada tra la pietà e la risata sguaiata. I sassi dell'Adige tirati fuori dalla Camera per mostrare i danni della crisi idrica a Giorgia Meloni (la quale gli replicò con un fulmineo "Manco fossi Mosè") sono stati molto emblematici da questo punto di vista. Prima ancora, sempre a Montecitorio, giustificò lo stop europeo alle auto non elettriche dal 2035 con il fatto che "le grandi industrie dell'auto hanno avviato la transizione verso l'elettrico da anni". Una motivazione davvero geniale: un ecologista duro e puro che si aggrappa alle logiche del mercato per portare avanti le proprie convinzioni politiche ancora non si era intravisto.

La figuraccia su Soumahoro

Bonelli non è nemmeno agevolato dalla classe dirigente che lo accompagna. Alle ultime elezioni politiche, tenutesi nel settembre 2022, l'Alleanza Verdi e Sinistra (quindi in coppia con Fratoianni) puntò tutto su Aboubakar Soumahoro, quale simbolo della buona nuova politica, che lo candidò in Parlamento: il sindacalista riuscì a perdere il collegio pressoché sicuro di Modena, ma venne eletto alla Camera grazie al "paracadute" del proporzionale. La bella favola del paladino delle battaglie a favore dei diritti dei braccianti s'interruppe però bruscamente nello scorso novembre. Le indagini della Procura di Latina su sua moglie, sua suocera, suo cognato relative alla cooperativa Karibu che si occupava dell'accoglienza di migranti, mise in un angolo Soumahoro che abbandonò in seguito il gruppo parlamentare di AVS. "Noi abbiamo appreso tutto dai giornali", tenderà a giustificarsi il "turbatissimo" capo dei Verdi italiani. Una prontezza di riflessi senza eguali, non c'è che dire.

Infine, le due grandi battaglie di questo inizio 2023: il sostegno alla carne sintetica e la solidarietà nei confronti degli imbrattatori delle statue e dei monumenti artistici. Per quanto riguarda la prima, all'indomani del divieto del Consiglio dei ministri di produrla e di importarla in Italia (non c'è la garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare): Eleonora Evi, ex europarlamentare del Movimento 5 Stelle e ora entrata a far parte nella premiata ditta Bonelli-Fratoianni come co-portavoce dei Verdi europei, parlò di "decisione oscurantista". Nemmeno si fosse di fronte a una sorta di Inquisizione. Davide Celli, consigliere comunale dei Verdi a Bologna e delegato del sindaco di centrosinistra Matteo Lepore ai diritti degli animali, dichiarò che avrebbe diffuso "la carne artificiale anche se vietato. Faremo delle azioni di disobbedienza civile!".

Ovviamente non può mancare la difesa degli eco-vandali. Angelo Bonelli ha tentato più volte di sminuire la loro portata violenta, definendo "smisurati" i provvedimenti della magistratura dopo gli arresti di alcuni attivisti protagonisti del lancio della vernice contro la facciata del Senato, perché "bisogna ascoltare" la denuncia di quei ragazzi. Pazienza se, nel frattempo, coloro che dovrebbero essere "ascoltati" commettono regolarmente reati. E pazienza se lo stesso leader dei Verdi nel 2007 la pensasse in maniera esattamente opposta. Graziano Cecchini, autodefinitosi "artista futurista", deturpò all'epoca la Fontana di Trevi colorandola con un liquido rosso. Il suo atto venne motivato politicamente da lui stesso come una critica alla "società mercatocentrica", che trascura "precari, disoccupati, anziani, malati, studenti, lavoratori" e finanzia iniziative come la Festa del Cinema descritta come "15 milioni di euro scialacquati, 2,5 milioni di euro solo per pagare il conto degli alberghi, e la chiamano festa". Bonelli si scagliò senza indugi contro Cecchini: "L'atto vandalico ai danni della Fontana di Trevi, patrimonio non solo della città di Roma ma del mondo intero, è uno sfregio intollerabile che ci lascia sbigottiti". Un sentimento che evidentemente non ha provato quando lo scorso 1° aprile i militanti di "Ultima Generazione" hanno colarato di nero la Barcaccia di piazza di Spagna.

Ma perlomeno c'è un elemento che accomuna i Verdi di 16 anni fa a questi di oggi: con la loro decennale propaganda dissennata, restano (come al solito) incollati poco sopra lo 0% dei consensi.

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