Tensione nel Pd dopo la disfatta: Schlein rinvia la missione a Bruxelles

Acque agitate al Nazareno per la sconfitta alle Comunali. Il segretario del Partito democratico ha rinviato la missione prevista oggi e domani a Bruxelles: l'incontro con gli europarlamentari dem si terrà solo online

Tensione nel Pd dopo la disfatta: Schlein rinvia la missione a Bruxelles
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Il deludente risultato delle elezioni amministrative ha subito innescato malumori e irritazione all'interno del Partito democratico, la cui opposizione interna ritiene di avere ora maggiore forza per sollecitare un cambio di passo visto che al momento non sono arrivati segnali positivi dalle urne. Sotto tiro è finita Elly Schlein, a cui si concede un'attenuante temporale che però non cancella gli errori commessi sul piano della strategia politica. Sono ore di agitazione al Nazareno, tanto da spingere il segretario dem ad annullare (almeno momentaneamente) la presenza all'estero.

Rinviata la missione a Bruxelles

Schlein ha deciso di rinviare la missione prevista oggi e domani a Bruxelles. Comunque incontrerà la delegazione degli europarlamentari del Partito democratico in modalità online. Dunque, a oggi, niente faccia a faccia dal vivo: ci si limiterà a un colloquio da remoto. La scelta è la perfetta testimonianza del complicato momento che sta attraversando il Pd, che deve fare i conti con una batosta elettorale e con la nettissima vittoria del centrodestra quasi ovunque.

La retromarcia arriva all'indomani della disfatta alle Comunali. Il viaggio nella capitale del Belgio aveva la finalità di serrare le file, cercando di compattare il gruppo dem anche sull'ipotesi di ricorrere all'utilizzo dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per produrre le armi da inviare in Ucraina per sostenere la resistenza di Kiev da Mosca. La decisione di restare a Roma potrebbe essere figlia della volontà di occuparsi di persona della situazione, di toccare con mano i prossimi delicati passaggi.

Schlein è sotto accusa

In 90 giorni era difficile rivoluzionare una forza politica così complessa, ma la bocciatura che gli italiani hanno rifilato al Partito democratico è un dato oggettivo. Elly Schlein è sul banco degli imputati. Non tanto per le recenti elezioni amministrative: il ragionamento è che si può anche sorvolare sulla débâcle, evitando dunque di additarla. Ma a preoccupare sono le elezioni europee del 2024. Da qui al prossimo anno il segretario traballerà e non poco: l'opposizione interna di non certo non chiuderà gli occhi sulla composizione delle liste.

Le accuse a Schlein sono diverse: concede pochissimo ascolto alle correnti di minoranza, non riesce a comunicare bene, non ha un'agenda politica chiara, non è in grado di scegliere la giusta classe dirigente. Lo scontro sotterraneo agita le acque al Nazareno, che non potrà restare inerme di fronte alla pesante sconfitta ai ballottaggi. Bisognerà interrogarsi sulle ragioni del clamoroso risultato del centrodestra, che addirittura è riuscito a trionfare nella roccaforte rossa di Ancona. Tutti temi che andranno approfonditi e che finiranno al centro di un inevitabile confronto interno.

Il nodo alleanze

Come se non bastasse sullo sfondo c'è anche il nodo della alleanze. Il discorso impostato da Schlein si basa sul campo largo: per battere il centrodestra è necessario poter contare su un'alleanza alternativa allargata, plurale, convincente, unita. Ma limitare la questione al mero fattore della alleanze è un esercizio che non consente di affrontare il vero problema: il centrodestra è maggioranza nel Paese e le opposizioni così frastagliate non possono pensare di invertire la rotta semplicemente indossando tutte lo stesso cappello.

Anche perché all'apertura del segretario dem sono arrivate repliche tutt'altro che accomodanti. Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 Stelle, non ha chiuso la porta ma ha messo le mani avanti: "Siamo disposti a dialogare ma sui temi, senza annacquare o compromettere le nostre battaglie più significative. Sono convinto che la Meloni non si batte con i campi larghi ma con un'idea diversa di Paese".

Una posizione ancora più diretta e meno ambigua è arrivata da Carlo Calenda, secondo cui è importante convincere gli elettori con una proposta di governo: "Quando si vanno a fare accozzaglie col Movimento 5 Stelle, che dice 'no' a tutto, la gente non ti vota. Essere alternativi solo a qualcun altro non ti porta a vincere".

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