E alla fine arrivarono le scuse e le rettifiche. Non lo avremmo mai pronosticato, quindi complimenti a Repubblica che nella didascalia del video in cui Gratteri a DiMartedì leggeva un’intervista falsa di Giovanni Falcone ha scritto: “Quell’intervista è falsa, non è mai stata realizzata, Falcone non era ostile all’ipotesi della separazione delle carriere”.
Ma soprattutto chapeau a Marco Travaglio, direttore del Fatto quotidiano, che era stato il primo a mettere in circolazione la bufala sul magistrato ucciso a Capaci e quella sulla partecipazione di Borsellino al programma Samarcanda.
“Quando sbagliamo, diversamente dai bufalari che raccontano volutamente una ventina di balle al giorno, ci scusiamo con i lettori. E lo facciamo oggi per aver preso per buone due citazioni sbagliate di Falcone e Borsellino, riprese da pubblicazioni scritte e online”, scrive Travaglio.
Che poi si ostina a sostenere che “la frase di Falcone pro carriere separate purché il pm non passi sotto l’esecutivo rispecchia il suo pensiero ripetuto varie volte, ma non è tratta da un’intervista del ’92 a Repubblica”.
In realtà, come abbiamo scritto anche oggi sul Giornale, il pensiero di Falcone sulla separazione delle carriere ma anche sull’Anm, sull’azione penale dei pm, sull’incompetenza di alcuni magistrati non solo era netto e chiaro ma si trova nero su bianco nel libro di 367 pagine dal titolo Interventi e proposte, 1982-1992 / Giovanni Falcone, edito da Sansoni insieme alla Fondazione Giovanni e Francesca Falcone. Ma non si può avere tutto, è già qualcosa che almeno quelle due fake news ripetute sui giornali progressisti e nei dibattiti televisivi siano state detonate dagli stessi che avevano acceso la miccia.
Anche Gratteri, che ha letto la
balla in tv, ha provato a minimizzare al Foglio dicendo che "la finta intervista a Falcone me l’hanno mandata persone serie. Erano persone autorevoli dell’informazione, me l’hanno riportata come autentica, e io l’ho letta".