«Metrò, pavé e bagni pubblici da salvare»

Storica dell'arte, in lista coi radicali: «La cultura a Milano? Era nascosta»

Candidata coi Radicali, oggi alle 18 allo Spirit de Milan in via Bovisasca con «Cinque pezzi facili» presenta le idee su cultura e qualità della vita. Chi è Manuela Alessandra Filippi?

«Sono una storica dell'arte, nata a Bruxelles, vissuta a Torino, Roma e Milano. Sono arrivata nel 2008 e nel 2010 ho fondato Città nascosta Milano, associazione che divulga il patrimonio artistico della città, antesignana di una serie di realtà nate dopo».

Cosa fa la sua associazione?

«È un'associazione no profit che vive grazie alle quote associative e di partecipazione a singole iniziative, abbiamo coinvolto quasi 10mila persone senza contare gli eventi straordinari. In tempi non sospetti abbiamo dimostrato che Milano era una città da vedere, una città d'arte».

E tutto questo c'entra con la scelta di impegnarsi in politica?

«C'entra il fatto di aver dedicato tutta la vita alla cultura, chiave di volta dello sviluppo, sul piano dell'economia e della qualità della vita».

E ora si concentra su Milano.

«Milano è una città bellissima, generosa, che ha una cittadinanza attiva e negli ultimi anni ha avuto un rilancio, un'effervescenza e una creatività che nessuna altra città ha avuto. Ma tante cose possono essere fatte».

Ha scelto di farlo con Cappato?

«Dei Radicali io apprezzo moltissimo la coerenza, il valore da sempre dato ai diritti e il diritto alla conoscenza, ultima battaglia di Marco Pannella. Avendo sempre apprezzato la straordinaria integrità di 60 anni di storia, quando ho ricevuto il loro invito ho accettato: se devo mettere la mia faccia su una battaglia, la metto sul diritto alla conoscenza».

Se eletta, cosa proporrebbe?

«La priorità nella divulgazione culturale è una piattaforma, unica e intelligente, che sia un reale volano per chi concepisce e fruisce eventi a Milano. Un'agora della città, migliore della attuale giungla di siti web. Poi vorrei il ripristino e la salvaguardia della linea 1 del metrò, che era stata presa a modello da molte altre città, a partire da New York: vorrei un metrò con fermate che siano tappe di un viaggio nell'arte e nell'architettura di Milano. Altri progetti? Salvare il pavè.

E poi i bagni pubblici: Parigi ne ha 400, Londra 601, Milano nessuno vero. Li recupererei. Se e ci fossero stati, fra l'altro, il centro storico per la Champions non sarebbe stato trasformato in una latrina. E vorrei liberare le piazze dai posteggi».

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