Pedinamenti e miccia a mano: così hanno messo la bomba a Ranucci

L’attentato è il risultato di una pianificazione accurata. Nei giorni precedenti sono stati esplosi colpi di arma da fuoco per testare i tempi di reazione delle forze dell’ordine

Pedinamenti e miccia a mano: così hanno messo la bomba a Ranucci
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Sigfrido Ranucci sarebbe stato pedinato per giorni prima dell’attentato che ha colpito la sua abitazione a Pomezia. A riferirlo è il quotidiano La Repubblica, secondo cui chi voleva intimidire il giornalista ha atteso il momento giusto per colpire, posizionando un ordigno artigianale tra la sua auto e quella della figlia Michela. L’esplosione, avvenuta giovedì sera intorno alle 22.17, ha distrutto una Ford Ka e un’Opel Adam, provocando danni a vasi, cassonetti e al muro di cinta dell’abitazione. I carabinieri del nucleo investigativo di Frascati, insieme ai colleghi di Roma, ritengono che l’attentato sia il risultato di una pianificazione accurata, con appostamenti, prove e persino colpi di arma da fuoco esplosi nei giorni precedenti per testare i tempi di reazione delle forze dell’ordine.

La dinamica dell’attacco

Secondo le indagini, Ranucci sarebbe stato seguito già da Roma nei giorni precedenti. Giovedì sera, alla sua uscita dall’auto della scorta, sembra che il commando lo attendesse nella pineta davanti casa. L’azione sarebbe stata temporaneamente ritardata dal rientro della figlia, poi la bomba è esplosa. Nessun timer: una miccia classica dava poco più di venti secondi per allontanarsi. I messaggi audio dei residenti potrebbero fornire indizi sull’auto utilizzata per la fuga. Una 500 rubata era stata trovata nelle vicinanze, ma non risulta collegata all’attentato.

Un chiaro segnale al giornalismo investigativo

Formalmente l’indagine è aperta per"danneggiamento aggravato dal metodo mafioso" e "violazione della legge sulle armi". Tuttavia, gli investigatori sottolineano che si tratta di un tentativo di intimidire Ranucci e il suo lavoro su Report. Diverse piste sono al vaglio: dalle indagini sul sottobosco ultrà e l’estrema destra, alla malavita albanese e ai traffici economici sotto osservazione dalla trasmissione. Il procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi, ha definito l’episodio"gravissimo", evidenziando la necessità di protezione per i giornalisti.

Precedenti minacce e nuovi livelli di sicurezza

Non è la prima volta che Ranucci riceve minacce. Il pm Francesco Cascini segue una decina di episodi intimidatori, tra cui proiettili rinvenuti nel 2024 dopo puntate sulla trattativa Stato-mafia ed eversione nera. Prima dell’attentato, la scorta lo accompagnava solo fino al cancello di casa. Ora il livello di protezione sarà innalzato, con l’inserimento di auto blindate e maggiore sorveglianza.

Ranucci a "Otto e mezzo"

Ospite del programma Otto e mezzo su La7, Ranucci ha parlato dell'assenza di telecamere di sorveglianza nei paraggi della sua abitazione."Non ho telecamere davanti casa per scelta personale - ha commentato - e nell’area circostante il Comune non ne ha volute installare. È un contesto complesso, legato anche al narcotraffico di matrice albanese, che abbiamo raccontato più volte a Report".

Il giornalista ha definito l’attentato "un episodio gravissimo", sottolineando la pericolosità della bomba e la professionalità con cui era stata posizionata: "Avrebbero potuto uccidere mia figlia".

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