
Assicurano che non stanno combattendo una "battaglia per la magistratura" e non hanno alcuna intenzione di "difendere una corporazione". Eppure il plateale sit-in contro la riforma Nordio, promosso dall'Associazione nazionale magistrati, sulle scale del Palazzo di Giustizia di Milano non sembrerebbe suggerire esattamente la strada auspicata. Toga indosso, coccarda tricolore sul petto e copia della Costituzione in mano, i giudici hanno ribadito le criticità contenute nel provvedimento costituzionale che ritornerà in Senato il prossimo 18 giugno: "Siamo qui perché pensiamo sinceramente di interpretare un sentimento collettivo di giustizia che conosciamo bene come magistrati e che vogliamo vivere come cittadini". Il presidente dell'Anm, Cesare Parodi, sostiene di volere lottare a favore della "società, che riteniamo si possa riconoscere nei principi costituzionali su questo tema che stanno per essere modificati".
La mobilitazione, spiega, "deve avere sempre forme diverse perché dobbiamo portare un messaggio che è complesso ma che allo stesso tempo deve essere molto chiaro, un messaggio per i cittadini. Noi abbiamo parlato con la politica, abbiamo spiegato le nostre ragioni. Oggi parliamo ai cittadini e a tutti coloro che sono desiderosi di ascoltarci". In questo senso, però, le toghe si sentirebbero prese di mira e ribadiscono che la riforma è "sicuramente espressiva di un sentimento non troppo benevolo della magistratura" in quanto sussisterebbero alcuni passaggi che "veramente sembrano essere indicativi di una volontà di colpevolizzare i magistrati e questo ci spiace molto perché in realtà noi non abbiamo mai fatto la guerra a nessuno e non la faremo mai a nessuno". E gli effetti produrranno "magistrati più deboli, magistrati più attaccabili, magistrati più incerti, e quindi specialmente per i cittadini che hanno meno tutele" il rischio è che diventi una giustizia "che in qualche modo non si rende interprete delle loro esigenze".
Se dal punto di vista sociale questo tema sollevato è "molto delicato", esiste poi l'argomento relativo alla separazione delle carriere, che è "più complesso perché evidentemente si tratta di una valutazione anche in prospettiva di quello che accade in altri Paesi dove la separazione c'è stata", insiste Parodi, il quale ritiene che già la riforma poi per come è oggi, nonostante non abbia una previsione espressa di sottoposizione all'esecutivo nazionale, "indebolisca fortemente quello che è il ruolo della magistratura, l'indipendenza della magistratura, e quindi crei i presupposti in qualche modo per una forma di depotenziamento della giustizia, ripeto, nell'interesse dei cittadini - assicura il capo dell'Anm -. Io potrei anche dire che la mia vita non cambierà in concreto, ma la cambia come cittadino e questo non mi piace".
Alla protesta, in contemporanea con le città di Roma e Bari, è poi seguito un incontro nell'aula magna del Tribunale, a cui hanno preso parte il presidente della Giunta milanese dell'Anm, i professori Gian Luigi Gatta ed Enrico Grosso, il presidente Unione nazionale Camere civili, Alberto Del Noce, e il segretario dell’Associazione nazionale forense, Giampaolo Di Marco.