
Per la prima volta dalla creazione dell’Eurozona, i rendimenti dei titoli decennali francesi hanno superato quelli italiani. La variazione è in parte dovuta a motivi tecnici: il benchmark francese preso in considerazione ha scadenza novembre 2035, mentre quello italiano scade a febbraio dello stesso anno. Questo comporta che il titolo francese, avendo una maturità leggermente più lunga, sconti tassi più elevati. Ma la spiegazione tecnica non basta: gli investitori guardano oggi alla Francia con maggiore incertezza, soprattutto dopo la sfiducia che ha travolto il governo Bayrou.
Il segnale è forte: Parigi paga più di Roma per finanziarsi sui mercati obbligazionari. Gli operatori stanno prezzando la crisi politica che sta attraversando l’Eliseo, con il terzo governo caduto in pochi anni, e vedono nel sorpasso dei rendimenti un evento straordinario. In passato era l’Italia, storicamente percepita come instabile, a pagare premi al rischio più elevati. Oggi invece è la Francia a innervosire i mercati, non solo per lo stallo istituzionale ma anche per le dimensioni del suo debito pubblico, ormai oltre 3.500 miliardi di euro, e per un disavanzo cronico che si ripete da quarant’anni.
Il contesto obbligherà l’Assemblea Nazionale a varare una legge di bilancio fatta di tagli lineari e misure strutturali che colpiranno ampie fasce della popolazione. Tutto questo mentre si avvicinano manifestazioni già programmate per la settimana e cresce l’attesa per il verdetto di Fitch, che venerdì potrebbe togliere alla Francia la doppia A, accentuando ulteriormente la pressione sui titoli di Stato.
Il paragone con il passato è eloquente. Durante la crisi del debito europeo del 2011-2012 lo spread tra Btp e Oat superava i quattro punti percentuali; ancora nel 2022 la differenza era di due punti. Da allora la traiettoria si è invertita: in un anno la Francia ha visto aumentare i propri rendimenti di 60 punti base, mentre l’Italia è riuscita a ridurli di 14. Anche se il sorpasso odierno nasce da fattori tecnici, la perdita di credibilità dell’Eliseo resta significativa e potrebbe tradursi in maggiore volatilità nel breve periodo.
Gli osservatori segnalano inoltre un indebolimento strutturale dell’attrattività degli asset francesi. Negli ultimi tre mesi gli investitori istituzionali hanno mostrato scarso interesse per azioni e obbligazioni francesi, con flussi in calo rispetto ad altri Paesi europei. Secondo più analisti, la crisi politica non troverà una soluzione rapida: l’incertezza potrebbe protrarsi fino alle presidenziali del 2027, mantenendo elevato lo spread delle Oat rispetto agli altri titoli sovrani dell’Eurozona.
Il quadro che emerge è chiaro: la Francia, da sempre percepita come pilastro europeo, scivola ora in una zona grigia di instabilità che i mercati
associano tradizionalmente alla periferia dell’euro. La conseguenza paradossale è che, per la prima volta, i Btp italiani risultano più appetibili delle obbligazioni francesi, con Parigi costretta a pagare di più per finanziarsi.