Il piano di Trump per trasferire un milione di palestinesi in Libia

Continua l'ondata di violenze nella capitale libica: la folla assedia il palazzo del governo di unità nazionale

Il piano di Trump per trasferire un milione di palestinesi in Libia

Caos politico e sociale senza fine in Libia. La nuova ondata di agitazioni nel Paese nordafricano è stata scatenata dall’assassinio lunedì sera di Abdulghani al-Kikli (noto come Ghaniwa), il comandante di uno dei gruppi militari che controllano la Tripolitania, avvenuto in una struttura gestita dalla Brigata 444 di Mahmud Hamza, signore della guerra a capo dell’intelligence militare libica e vicino al primo ministro del governo di unità nazionale (Gnu) Abdelhamid Dbeibah. Sullo sfondo, dissapori e contese tra leader delle milizie e capi politici locali che hanno riportato la violenza a Tripoli. Che non accenna ad arrestarsi.

Instabilità a Tripoli

Mentre prosegue l’evacuazione degli stranieri - circa 100 cittadini italiani e 17 spagnoli, accompagnati dal vice ambasciatore d'Italia in Libia, Riccardo Villa, sono riusciti ad imbarcarsi all’aeroporto di Misurata su un volo speciale diretto a Roma – nella giornata di ieri si sarebbero dimessi due ministri del governo di unità nazionale libico guidato dal premier Dbeibah. A lasciare sono stati il ministro del governo locale Badr Al Tumi e quello delle Infrastrutture e dell'Edilizia Abu Bakr Al Ghavwi.

Stando a quanto riportato dai media libici, i due ministri hanno fatto sapere di non aver trovato interlocutori attenti a porre l'interesse pubblico al primo posto del loro mandato sottolineando che le cariche da loro ricoperte sono sempre state uno strumento per servire il popolo libico e non un fine in sé. I due esponenti politici hanno definito le loro dimissioni "un atto di lealtà verso il popolo, a sostegno delle sue aspirazioni e per proseguire il percorso di riforma evitando ulteriori spargimenti di sangue". Secondo l’emittente locale Alwasat l’ondata di dimissioni tra i membri del governo sarebbe però ancora più ampia. Il Gnu ha però smentito tali indiscrezioni, sostenendo che tutti gli alti funzionari del governo stanno "lavorando normalmente" e ha invitato a protestare pacificamente "con piena libertà all'interno del quadro legale e nel rispetto delle istituzioni statali".

Il The Libya Observer riferisce di migliaia di “manifestanti violenti” che “hanno circondato” la sede del governo di unità nazionale libico per chiedere le dimissioni di Dbeibah. La folla avrebbe tentato di entrare nell’edificio “sfondando le recinzioni e lanciando pietre contro gli agenti di sicurezza". La presidenza del Gnu ha reso noto che un agente di polizia è rimasto ucciso da colpi d'arma da fuoco sparati da persone non identificate mentre era in servizio di sicurezza presso la sede del governo a Tripoli. L'esecutivo sostiene che una "cellula infiltrata tra i manifestanti" avrebbe tentato di assaltare il palazzo della presidenza, lanciando bottiglie molotov e utilizzando strumenti metallici per forzare l'ingresso. Un tentativo di irruzione che sarebbe stato "subito contenuto senza danni materiali".

Il piano di Trump

In questo scenario di alta instabilità si registra l'ingresso del fattore Trump. Nbc News riporta infatti che la squadra del leader statunitense sta lavorando ad un piano per trasferire proprio in Libia fino ad 1 milione di palestinesi al momento residenti nella Striscia di Gaza, sotto assedio da parte dell’esercito israeliano. Il progetto della Casa Bianca "è stato preso in seria considerazione a tal punto che l'amministrazione ne avrebbe discusso con la leadership libica". L’emittente americana, che cita cinque persone a conoscenza del dossier, riferisce che in cambio del reinsediamento dei palestinesi, Washington "potrebbe potenzialmente sbloccare miliardi di dollari di fondi che gli Stati Uniti hanno congelato alla Libia più di un decennio fa". Il resoconto fornito da Nbc News sottolinea che nessun accordo finale è stato raggiunto e il governo israeliano “è stato tenuto informato” delle discussioni in questione.

Un portavoce dell'amministrazione Usa ha dichiarato che "queste notizie non sono vere" e ha aggiunto che "la situazione sul campo è insostenibile per un piano del genere. Un piano del genere non è stato discusso e non ha senso". Basem Naim, un funzionario di Hamas, il movimento islamista che controlla la Striscia, ha affermato di non essere a conoscenza di alcuna discussione sul trasferimento dei palestinesi in Libia e ha rimarcato che "solo i palestinesi hanno il diritto di decidere cosa fare e cosa non fare per i palestinesi, inclusi Gaza e gli abitanti di Gaza".

Al di là delle smentite arrivate dalla Casa Bianca, non è chiaro in quale area della Libia The Donald starebbe pensando di ricollocare un milione di palestinesi. E, tanto meno, con quali risorse economiche e mezzi: ad esempio, se si optasse per il trasporto aereo, per realizzare il piano del presidente Usa sarebbero infatti necessari circa 1.173 voli con l’Airbus A380, il più grande dei velivoli disponibili. Inoltre, nella Striscia non ci sono aeroporti e se Israele non intendesse autorizzare l’impiego dei suoi scali aeroportuali, quello più vicino sarebbe al Cairo, ad oltre 300 chilometri di distanza.

Oltretutto, come se non bastasse la fiammata di violenze in corso, il dipartimento di Stato americano sconsiglia già ai suoi cittadini di recarsi in Libia “a causa di criminalità, terrorismo, mine inesplose, disordini civili, rapimenti e conflitti armati".

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