
Il mondo della cultura italiana si mobilita in favore di di Francesca Albanese. Attori, scrittori, musicisti e intellettuali hanno sottoscritto un documento in difesa della relatrice speciale delle Nazioni Unite sanzionata dagli Stati Uniti per aver attribuito alle multinazionali occidentali la colpa del presunto genocidio israeliano.
Si tratta di una lettera aperta, rivolta al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al ministro degli Esteri Antonio Tajani, nella quale si chiede espressamente di "difendere una cittadina italiana sanzionata per aver svolto il proprio mandato Onu". Il documento, stilato su iniziativa di Tlon (Andrea Colamedici e Maura Gancitano), invita inoltre il Parlamento a votare una mozione unitaria per la protezione diplomatica di Albanese.
Tra i firmatari figurano attori di cinema del calibro di Pierfrancesco Favino, Stefano Accorsi, Valeria Golino, Luca Zingaretti, Valerio Mastandrea e Claudio Santamaria. Ma non solo. Anche la conduttrice Serena Dandini e attori di teatro come Lella Costa e Alessandro Bergonzoni, ma anche intellettuali come lo storico dell'arte Tomaso Montanari e la scrittrice Lidia Ravera si sono schierati dalla parte di Albanese. I firmatari, in totale un'ottantina, provengono anche dal mondo della musica contemporanea: si va da Marracash a Francesca Michielin, da Cosmo a La Rappresentante di Lista.
Nella lettera, le sanzioni imposte il 9 luglio 2025 dal Segretario di Stato Usa Marco Rubio sono descritte come "un tentativo esplicito di distogliere l'attenzione mondiale dalla catastrofe umanitaria in corso a Gaza", dove oltre 60.000 palestinesi hanno perso la vita, più della metà donne e bambini. "Non possiamo permettere che le sanzioni contro chi documenta le violazioni dei diritti umani diventino uno strumento per perpetuare l'impunità", si legge nel documento.
"Il silenzio su Gaza è complicità", scrivono i firmatari della lettera, convinti che sostenere Albanese "significa non solo difendere la libertà di espressione e il sistema internazionale di protezione dei diritti umani, ma anche - conclude la lettera - affermare che la vita di ogni essere umano ha uguale valore e dignità, che si tratti di palestinesi o israeliani, di bambini di Gaza o di qualsiasi altra parte del mondo".