
È durato più di due ore l'incontro tra Giorgia Meloni e il presidente della Repubblica turca, Recep Tayyip Erdogan, a Istanbul. La presidente del Consiglio si era infatti recata al Palazzo Dolmabahce dove ha si è tenuto trilaterale che ha coinvolto anche il primo ministro della Libia, Abdul Hamidf Mohammed Dbeiba. La riunione si è svolta a porte chiuse, in un importante momento di coordinamento politico e strategico tra i tre Paesi, con un'agenda che include i principali dossier regionali: cooperazione economica, sicurezza, sfruttamento delle risorse energetiche nel Mediterraneo e flussi migratori.
"Ricordando gli eccellenti risultati raggiunti in questo ambito con la Turchia, il Presidente del Consiglio ha sottolineato l'opportunità di valorizzare le lezioni apprese applicandole anche per il sostegno all'azione del Governo di Unità Nazionale libico in ambito migratorio", viene comunicato in una nota ufficiale diramata da Palazzo Chigi. In questo quadro internazionale Meloni ha discusso con i suoi interlocutori su una serie "di linee d'azione per combattere le reti criminali internazionali di trafficanti di esseri umani, migliorare la prevenzione dei movimenti irregolari e sostenere la Libia nella gestione della pressione migratoria cui è sottoposta".
Il capo del governo italiano ha inoltre ribadito l'impegno del nostro Paese "per la stabilità, l'unità e l'indipendenza della Libia e il sostegno a un processo politico, a guida libica e con la facilitazione delle Nazioni Unite, che conduca ad elezioni". Ecco perché tutti e tre i leader hanno quindi concordato unanimemente "di continuare i lavori da subito a livello tecnico per individuare azioni concrete da condurre congiuntamente in un quadro di tempo ben definito".
Meloni ed Erdogan si erano già incontrati a fine aprile a Villa Pamphili, in occasione del quarto vertice intergovernativo italo-turco, durante il quale sono stati firmati diversi accordi bilaterali e Memorandum d'intesa. Del resto la Turchia, come hanno recentemente spiegato sempre fonti governative, ha sempre rappresentato per l'Italia un partner "fondamentale" in una fase geopolitica tanto delicata quanto caratterizzata da incertezza. Le motivazioni sono diverse, in tal senso. Prima di tutto il ruolo di Ankara nel contenimento della rotta migratoria.
Di conseguenza, il suo peso economico, testimoniato dall'accordo per la produzione di droni siglato recentemente tra Roma e Ankara; infine, il contributo turco alla stabilità della Siria e più in generale alla sicurezza dell'intero Mediterraneo, considerata una "priorità" per il governo Meloni. Il tutto in una cornice del Paese euro-asiatico il cui ruolo viene ritenuto strategico anche nel contesto del conflitto tra Israele e Gaza.
Proprio su questo fronte, mercoledì Meloni ha avuto un colloquio telefonico con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, nel corso del quale ha definito la situazione nella Striscia "insostenibile e ingiustificabile".