
Un incidente diplomatico, non un respingimento. Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi è tornato su quanto accaduto martedì in Libia, dove è stato bloccato insieme al Commissario per le Migrazioni Magnus Brunner e ad altri colleghi europei. "È stato un corto circuito protocollare che riguardava la composizione delle delegazioni che dovevano incontrarsi. Ma non ha coinvolto l’Italia" ha spiegato il titolare del Viminale al Corriere della Sera, smentendo la versione del "respingimento": "Nessun respingimento ma più concretamente un annullamento della riunione all’ultimo momento".
Nessun tentativo di minimizzare, ha precisato Piantedosi, rimarcando che "non è un incidente da poco" ed è soprattutto "una occasione perduta": "Sarebbe stata la prima volta di una visita in Cirenaica di una delegazione guidata dalla Commissione europea. Però credo che non vadano neanche ingigantite le possibili conseguenze, perché certamente su questo peseranno i buoni rapporti che i Paesi europei hanno con quella parte della Libia".
Piantedosi ha poi sottolineato che su dossier così rilevanti come quello libico l'azione del governo guidato da Giorgia Meloni è "sempre corale e coordinata", non lesinando stoccate ai predecessori: "Dopo anni di colpevole disinteresse ed una inerzia pressoché totale, ribadisco che questo governo intrattiene, con entrambe le parti libiche, eccellenti rapporti che sono la migliore garanzia della prosecuzione di una collaborazione già proficua ed efficace". Il ministro dell'Interno ha poi ribadito di non temere ritorsioni sui migranti: "Non ho nessun motivo per crederlo, anzi. Posso testimoniare la straordinaria collaborazione che le autorità della Libia, così come quelle della Tunisia, stanno dimostrando sul fronte del contrasto al traffico di esseri umani e del sostegno ai rimpatri volontari assistiti".
Altro dossier rovente è quello relativo al caso Almasri e alla mancata consegna alla Corte penale internazionale del generale libico.
Piantedosi difende a spada tratta il collega della Giustizia Carlo Nordio, che "ha già più volte riferito in Parlamento fatti e circostanze che non possono essere semplicisticamente contraddetti da indiscrezioni e illazioni. La prosecuzione degli accertamenti sulla vicenda dimostrerà presto come tutti noi ci siamo mossi nell’esclusivo fine dell’interesse pubblico che compete alle rispettive funzioni ministeriali".