
Fare opposizione significa vigilare e mettere in discussione le scelte del Governo e della sua maggioranza. In Italia, questa pratica è consolidata e ben visibile a tutti. Esistono però Paesi, soprattutto nelle democrazie anglosassoni, in cui, su alcuni temi, l'amor di patria prevale sulle divisioni politiche. La politica estera, talvolta, o l'invio di militari all'estero, spesso, rientrano tra questi argomenti difficili o addirittura drammatici. In Italia, ciò è accaduto raramente. Tuttavia, perché la critica sia credibile, ancorché strumentale, dovrebbe rispondere ad almeno due requisiti fondamentali. Il primo: il principio di non contraddizione. Eppure, le critiche rivolte in queste ore al Governo e al Presidente Meloni si distinguono proprio per la loro incoerenza.
«L'Europa deve restare unita» è il mantra recitato dalla sinistra in ogni occasione, ormai anche durante le partite di calcio. Dunque, chi propone scelte divisive sbaglia a prescindere dal contenuto della proposta stessa. Questa sarebbe una linea politica coerente discutibile forse, ma coerente se non fosse che la sua applicazione dipende, evidentemente, dalla circostanza.
Poniamo il caso che il Presidente francese riunisca un gruppetto di Stati, escludendo tutti gli altri. Poniamo che questi Paesi convocati al conclave abbiano tutti governi progressisti, o fortemente influenzati da questo orientamento politico. E poniamo che tale assemblea si svolga al di fuori di ogni regola e istituzione codificata dell'Unione Europea. Coerentemente con i propri principi, quale dovrebbe essere la posizione della sinistra italiana? Verrebbe naturale immaginare una dura condanna per chi, come Macron, ha spaccato l'unità del continente, dividendo gli Stati in figli e figliastri, senza alcuna volontà di ricercare una posizione condivisa. Al contrario, ha esposto al mondo le divergenze che attraversano l'Europa. Incredibilmente, leggiamo invece l'opposto: il colpevole sarebbe il Presidente Meloni, reo di non aver partecipato a un vertice divisivo, convocato non si sa bene in base a quale autorità. Per l'opposizione italiana, il Presidente del Consiglio divide l'Unione anche quando effettua una telefonata alla Casa Bianca ordinaria amministrazione per ogni premier italiano dal 1946 mentre, quando Macron riunisce gli amici del circoletto, ci si dovrebbe precipitare all'invito.
Questa è la prima contraddizione che rende incredibile ogni critica: i progressisti uniscono, a prescindere dalle loro azioni, mentre le azioni dei conservatori, sempre a prescindere, dividono. In realtà, ciò che si divide anzi, va in frantumi è l'intera filosofia occidentale da Aristotele in poi.
Il secondo requisito che una critica delle opposizioni dovrebbe soddisfare per risultare credibile è quello di offrire una ricetta alternativa, una linea chiara e coerente rispetto a quella del Governo in carica. Anche in questo caso, la posizione della sinistra italiana fa acqua, anzi, sguazza nell'oceano della contraddizione.
Macron, infatti, riunisce gli amici sulla base di una linea molto precisa e condivisa dai laburisti inglesi e dai socialisti tedeschi: la difesa dell'Ucraina fino al raggiungimento di una pace che rispetti etica e diritto. Fino ad allora, lo Stato aggredito dovrà essere sostenuto con risorse, armi di ogni tipo, persino con un eventuale intervento militare diretto.
Una linea non dissimile da quella del Governo italiano, ribadita dal Presidente Meloni anche nello Studio Ovale della Casa Bianca e all'assemblea dei conservatori americani. Una linea che ha visto le opposizioni di sinistra scendere in piazza più volte in nome di una pace che nessuno sa bene come raggiungere.
Una linea, infine, sconfessata da quasi tutte le forze del cosiddetto campo largo nel recente voto sul riarmo al Parlamento europeo. Dunque, se a mandare le armi sono Macron o il premier laburista britannico dopo un tè tra amici in Albania, Meloni è colpevole per non avervi partecipato; ma se le armi le decide di inviarle il Parlamento a Roma o a Bruxelles, allora si grida allo sconsiderato militarismo.
La ricetta alternativa, insomma, non è smetterla con le armi: le armi vanno bene solo quando a impugnarle è qualcuno che appartiene alla propria parte politica.
Questa è la doppia morale che rende incredibile ogni proposta di alternativa di governo da parte dell'attuale opposizione.
È la palese strumentalità del valutare un'azione non in base alle proprie convinzioni, ma nel mutare le proprie convinzioni a seconda di chi quella azione compie. C'è chi ha sempre ragione e chi ha sempre torto, come avrebbe detto Totò a prescindere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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