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Conte (capo per finta) già minaccia: "Le mie riforme non si toccano..."

L'ex premier lancia il nuovo Movimento 5 Stelle e fa la voce grossa: "Non possiamo accettare che vengano cancellate le nostre misure"

Conte (capo per finta) già minaccia: "Le mie riforme non si toccano..."

Parole retoriche, circonlocuzioni e classiche frasi di copertina. Giuseppe Conte, capo per finta del Movimento 5s, presenta così il progetto di rinnovamento per rifondare il Movimento 5 Stelle, in attesa dell'ok degli iscritti attraverso il voto online previsto tra 15 giorni. Un passaggio che la galassia pentastellata attende da mesi che si sono rivelati complicati e ad altissima tensione, prima per il braccio di ferro con Davide Casaleggio e poi per i vari botta e risposta a distanza con Beppe Grillo. Alla fine l'ex premier e il comico genovese, grazie al lavoro di mediazione portato avanti dai pontieri, hanno trovato un accordo per il nuovo corso del M5S. L'avvocato è intervenuto sul proprio profilo Facebook per annunciare quelli che saranno i punti cardine della nuova avventura grillina, ovviamente se gli iscritti daranno il via libera.

La "minaccia" di Conte

L'ex presidente del Consiglio ha innanzitutto messo tutti in guardia, lanciando un avvertimento chiarissimo ai partiti che compongono l'attuale maggioranza: "Ci sono degli impegni che abbiamo mantenuto con le riforme realizzate, che oggi non possiamo accettare che vengano cancellate". Un riferimento è stato fatto al reddito di cittadinanza, che nelle prossime settimane potrebbe essere modificato. "Rinnoviamolo, miglioriamolo nella parte delle politiche attive", ha proposto Giuseppi. Che poi ha tirato una stoccata a chi ha chiesto di abolire il reddito 5S, probabilmente riferendosi a Matteo Renzi che ha annunciato una raccolta firme per un referendum sull'abrogazione nel 2022: "Abbiamo introdotto il reddito di cittadinanza, che qualcuno ora vorrebbe smantellare per interessi di bottega. Non è la strada giusta".

Il nodo giustizia

Nella mattinata di lunedì, verso le ore 11, Conte dovrebbe incontrare il presidente del Consiglio Mario Draghi: sul tavolo ci sarà il nodo giustizia. "Non canterei vittoria. Oggi non sono sorridente per quanto riguarda la prescrizione: siamo tornati a quella che è un'anomalia italiana", aveva lamentato l'ex premier dopo il compromesso raggiunto in Consiglio dei ministri. L'avvocato ha tenuto a ribadire a gran voce che il Movimento continua a perseguire la strada dei "processi veloci", senza accettare in alcun modo "che vengano introdotte soglie di impunità e venga negata giustizia alle vittime dei reati". Ci sarà dunque una battaglia sulle barricate, e chissà se la stabilità del governo verrà messa in discussione.

Il "patto della spigola"

Nel pomeriggio di giovedì Conte e Grillo hanno consolidato la pace nel corso di un pranzo in un ristorante a Marina di Bibbona. C'è però chi reputa il cosiddetto "patto della spigola" una semplice stretta di mano forzata e occasionale, addirittura momentanea, per congelare lo scontro ed evitare una pericolosa rottura prima del semestre bianco. Anche perché un tema fortemente divisivo è rappresentato proprio dalla riforma della giustizia: quale linea seguiranno gli eletti del Movimento? Quella del futuro presidente o quella del garante? Nell'ambiente pentastellato si teme che la "fronda contiana" possa staccare la spina all'esecutivo nel mese di settembre, con la possibilità di un voto anticipato nella primavera del prossimo anno.

Lo scontro Conte-Grillo

Nelle scorse settimane era stato raggiunto un livello di tensione altissimo. Parole incrociate che lasciavano intendere uno strappo insanabile, eppure il "comitato dei sette saggi" è riuscito a evitare la rottura e a ricucire posizioni che sembravano inconciliabili. Il primo passo pubblico è stato fatto da Conte, che attraverso una conferenza stampa aveva lanciato più di qualche frecciatina all'indirizzo del comico genovese. "Spetta a lui decidere se essere il genitore generoso che lascia crescere la sua creatura in autonomia o il genitore padrone che ne contrasta l'emancipazione", aveva tuonato. Rinfacciandogli una sorta di ottimismo di facciata che rischiava di seppellire il M5S: "Mi è sembrato ritenere che tutto vada bene così, salvo alcuni moderati aggiustamenti. Non ha senso imbiancare una casa che necessita di una profonda ristrutturazione".

Nelle ore successive era poi uscita la risposta di Beppe Grillo mediante un post sul suo blog. E sono volate parole grosse che, se ricordate ora, rendono ancora difficile spiegare come sia stato possibile evitare il divorzio. Il garante dei 5 Stelle aveva accusato l'ex presidente del Consiglio di non avere "né visione politica, né capacità manageriali, esperienza di organizzazioni, né capacità di innovazione".

Il comico genovese gli aveva attribuito la colpa di "creare l'illusione collettiva (e momentanea) di aver risolto il problema elettorale", parlando inoltre di "tossicodipendenti che mi chiedono di poter avere la pasticca che farà credere a tutti che i problemi sono spariti".

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