Guerra in Israele

Apocalisse Gaza, 1 milione di sfollati. Bibi: "Non riavremo tutti gli ostaggi"

L'esercito circonda Khan Yunis: "Pronti ad allagare i tunnel di Hamas". Gelo all'incontro tra il premier e i parenti dei rapiti. Loro: "Vergogna"

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Da una parte i razzi di Hamas su Israele, che continuano a cadere incessanti, e ieri hanno ferito tre persone, due donne a Ashkelon e un uomo a Tel Aviv. Dall'altra la guerra nella Striscia di Gaza, che secondo l'Onu vive «una situazione apocalittica», con l'esercito israeliano che prevede «pesanti combattimenti» in questa seconda fase «difficile», nonostante i soldati siano riusciti a circondare Khan Yunis, a sud, a entrare nel centro di Jabalia, a nord della città di Gaza, e a Shuyaia, a est. In mezzo c'è la partita degli ostaggi, 118 uomini e 20 donne, con i parenti delle vittime che, dopo pressanti insistente, sono riusciti a incontrare Benjamin Netanyahu, ma hanno visto le speranze crollare di fronte all'ammissione del primo ministro. «Al momento non è possibile riportarli tutti indietro», ha detto il capo del governo. Parole che hanno acuito frustrazione e ostilità contro il premier, che lunedì ha visto ripartire le udienze del processo per corruzione ai suoi danni. L'incontro è stato definito «una vergogna» da Danny Miran, fratello dell'ostaggio Omri, che ha descritto un clima «molto teso». Il sospetto del Dipartimento di Stato americano è che Hamas non voglia liberare le ultime donne rimaste nelle sue mani per paura che denuncino gli stupri subìti. Secondo il governo, ai rapiti tornati a casa, prima di essere liberati, sono stati somministrati calmanti perché apparissero più tranquilli. Intanto, per localizzare gli ostaggi a Gaza, anche i droni britannici voleranno sulla Striscia, mentre Israele - secondo il Wsj - sta valutando di allagare con acqua pompata dal Mediterraneo i tunnel di Hamas per distruggerli.

A 60 giorni dall'attacco del 7 ottobre, avvenuto - secondo il Guardian - con informazioni interne che solo spie di professione potevano avere, la guerra procede impietosa. L'Onu denuncia «una situazione apocalittica» e il rischio di uno scenario «ancora più infernale», con i morti palestinesi già oltre i 16mila, 45 solo ieri su tre case a Deir al-Balah, e i civili costretti a evacuare anche le zone in cui avevano trovato rifugio. L'Unwra, l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, che conta 130 morti fra le sue fila, prevede che a Rafah, al confine con l'Egitto, si concentreranno un milione di sfollati.

Il conflitto si è esteso da nord a sud della Striscia e viaggia di pari passo con le trattative per tentare di fermarlo, anche se Hamas ribadisce: «Niente negoziati se non si ferma l'aggressione». Nella partita entra il presidente russo Vladimir Putin, oggi in Arabia saudita e negli Emirati arabi uniti. Nel frattempo, in Qatar, si è riunito il Consiglio di cooperazione del Golfo, con i leader di Kuwait, Bahrein, Arabia saudita, Oman ed Emirati arabi. L'Emiro del Qatar Tamim Al Thani ha denunciato «la vergognosa inerzia internazionale sugli attacchi di Israele contro i civili», mentre il presidente turco Erdogan, anche lui a Doha, chiedeva di «punire i crimini» di Israele, paventando il rischio che il conflitto «si allarghi alla Siria», dove Israele ha condotto nuovi raid contro Hezbollah. Domani una delegazione arabo-islamica sarà a Washington, dove si trova già il ministro degli Esteri egiziano.

Per frenare la violenza in Cisgiordania, gli Usa hanno annunciato sanzioni, tra cui restrizioni dei visti, contro i coloni ebrei accusati di attacchi ai palestinesi e hanno invitato Israele a fare di più.

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