Carriere separate, la sinistra fa muro ma resta sola in aula

Maratona oratoria di 55 interventi. La maggioranza abbandona il Senato

Carriere separate, la sinistra fa muro ma resta sola in aula
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Lo show della sinistra sbatte contro l'Aula vuota. Il centrodestra neutralizza l'ostruzionismo al Senato sulla riforma della Giustizia. La maggioranza abbandona l'Aula di Palazzo Madama, lasciando le opposizioni alla maratona di dichiarazioni: 500 ore di dibattito parlamentare (da soli) con l'obiettivo di bloccare il provvedimento, che introduce la distinzione dei ruoli tra pubblici ministeri e magistrati giudicanti. Le opposizioni pianificano un blocco senza precedenti: 55 interventi solo in discussione generale. Si parla a oltranza dalle 10 alle 18. Il record nel Pd che iscrive a parlare tutti i senatori del gruppo. Mentre sono 14 quelli M5s, 5 (su 8) per Iv e i 3 di Avs. Una strategia pianificata per rallentare l'iter. Il governo non ci casca e lascia Pd, M5s e Avs al loro ostruzionismo. La separazione delle carriere porterà alla nascita di un doppio Csm. Il primo ostacolo che il governo deve superare in Aula sono le pregiudiziali di incostituzionalità presentate dai gruppi di opposizione. L'Aula boccia le pregiudiziali con 110 no, 52 sì e 2 astenuti. Poi scatta la fuga della destra, che fa saltare i piani alla sinistra. "È un precedente pericoloso poiché non verrà approvato alcun emendamento, quattro letture tutte uguali, una forzatura che rischia di far saltare la suddivisione dei poteri che è alla base delle democrazie liberali. Siamo contrari a una riforma che porta a uno scontro di poteri che indebolirà il Paese. Anche molti esponenti del Pd in passato si sono impegnati per la separazione delle funzioni dei magistrati, ma sono battaglie che non trovano nessun riscontro in un pastrocchio, che non affronta i nodi della giustizia e non aiuta minimamente ad affrontare le vere sfide che attendono l'Italia" - attacca nel suo intervento in Aula il senatore dem Alessandro Alfieri. Piccola nota: un tempo anche il Pd (vedi Serracchiani) era favorevole alla separazione delle carriere. Dura anche la posizione grillina che parla con il capogruppo Stefano Patuanelli: "Il governo ha deciso di blindare una riforma costituzionale senza alcuna apertura al confronto parlamentare. È un fatto senza precedenti: il Parlamento è stato esautorato della sua funzione legislativa". Le opposizioni contestano anche l'assenza dei componenti del governo, fatta eccezione per il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto. Per la maggioranza interviene Lucio Malan, capogruppo Fdi che insiste: "Riforma necessaria". Per Forza Italia, il partito di centrodestra che di più ha spinto per la riforma, Pierantonio Zanettin: "Dopo anni di tentativi falliti per superare il sistema delle correnti, questa è una strada seria e già prevista in altri ambiti della nostra democrazia. È uno strumento nobile, utilizzato persino nella storia di Atene e della Serenissima. Ed è già presente nel nostro ordinamento, senza alcuna obiezione costituzionale. Forza Italia è compatta nel sostenere questa riforma. Lo stesso ministro Nordio ha chiarito che eventuali criticità saranno affrontate nelle leggi attuative. Fermare ora questo percorso sarebbe un errore. Non ci sono motivi validi per fermare questa riforma epocale della giustizia che il Paese aspetta da troppo tempo. Per questo votiamo convintamente contro le pregiudiziali dell'opposizione".

Ora l'esame si incrocia con l'ingorgo parlamentare: lunedì e martedì Giorgia Meloni è attesa (prima alla Camera e poi al Senato) per le comunicazioni in vista del Consiglio europeo. Il via libera potrebbe arrivare a metà della prossima settimana. Trascorsi sei mesi la riforma tornerà per un nuovo doppio passaggio tra Camera e Senato. Prima di un eventuale referendum.

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