L'elezione di Roberta Metsola, esponente del Partito popolare europeo, a presidente del Parlamento europeo contribuisce a squarciare un velo d'ipocrisia che risultava già di per sé compromesso. Il centrodestra, tanto quello italiano quanto quello continentale, continua, su base meritocratica, a proporre donne per i vertici politico-istituzionali, mentre il centrosinistra ha fatto della "questione femminile" un aspetto puramente propagandistico.
La tendenza diviene evidente, per il Belpaese, con il dibattito attorno alla successione del presidente Sergio Mattarella: il centrosinistra ventila da mesi la necessità di proporre una donna per il Colle ma non fa nomi. Il dibattito verte sul genere ma non su una personalità specifica. E questo contribuisce a rivelare la natura strumentale dell'impostazione del "campo largo" guidato da Enrico Letta, Giuseppe Conte, Roberto Speranza e così via.
In merito a tutto questo, si è pronunciato anche il direttore del Tg La7 Enrico Mentana quando, attraverso un post apparso sui social, un ragionamento successivo all'elezione della Metsola, ha posto il tema senza troppi fronzoli. Mentana ha ricordato i casi della Metsola, di Ursula Von der Leyen e di Christine Lagarde. Tre donne molto diverse tra loro per provenienza politica e competenze settoriali ma accomunate dall'essere associabili al centrodestra. La Lagarde è una tecnica, certo, ma è anche stata capo di Dicastero in due governi repubblicani in Francia. Le altre due esponenti politiche, ad oggi, ricoprono due diversi ruoli apicali a Strasburgo e Bruxelles, essendo espressione del Ppe.
Poi c'è lo schema partitico italiano che prevede un solo leader femminile di grande rilievo: Giorgia Meloni che guida Fratelli d'Italia sin dalla sua fondazione e che è arrivata, in specie negli ultimi mesi, a poter contendere il primato elettorale nella coalizione di centrodestra (ma pure rispetto al quadro partitico nel suo insieme). Fatti che lo storytelling progressista non può smentire.
Il dibattito propagandistico per il Colle
Sin da quando si è iniziato a ragionare di chi avrebbe potuto prendere il posto del presidente Sergio Mattarella, il centrosinistra tutto, con consueti toni moralistici, ha decantato la necessità di eleggere una donna. Ipotesi che, in questo momento preciso, appare del tutto archiviata. Giuseppe Conte, il "capo grillino", ha proposto una donna per il Quirinale ma non ha fatto nomi. Massimo D'Alema, attraverso un'intervista al Manifesto, ha detto che i partiti sarebbero dovuti entrare nell'ordine d'idee di avanzare candidature femminili. Ma pure in questo caso non sono emersi nominativi e figure precise. Siamo, insomma, alla pura propaganda fine a se stessa.
La pensa in maniera simile l'onorevole Erica Mazzetti, parlamentare di Forza Italia, che anzitutto rivendica quanto messo in campo, in termini pragmatici e non teorici, dal suo partito: "Metsola, von der Leyen, Lagarde, tre donne di centrodestra al vertice - premette la deputata al Giornale.it - , a livello italiano pensiamo a Elisabetta Casellati e alle nostre ministre, Gelmini e Carfagna che portano certamente un valore aggiunto alla società come lo portono molti uomini". E ancora: "Nel centrodestra e soprattutto in Forza Italia - continua - vengono premiate e proposte donne nei ruoli chiave in modo naturale senza un'ideologia sessista che ha dato il peggio di sé anche in questa elezione per il Capo dello Stato, con una stucchevole propaganda senza finalità, fatta "forse" di belle parole e non di azioni concrete. Quando sento qualcuno che dice "ci vuole una donna al Quirinale" - conclude la Mazzetti - mi viene spontaneo rispondere: ci vuole una persona capace di ricoprire il ruolo e non una selezione differenziata!".
"La questione femminile a destra non è mai esistita"
Se l'elezione della Metsola è una notizia delle ultime settimane, scendendo sul piano nazionale, non rappresenta certo una novità il fatto che sia una donna a guidare la destra italiana. Giorgia Meloni, che aveva già conquistato da giovanissima la leadership del movimento giovanile di Alleanza Nazionale e che era stata la più giovane vicepresidente della Camera, è il vertice inscalfibile di Fratelli d'Italia sin dalla scissione operata nei confronti del Pdl. "La questione femminile a destra - premette Chiara Colosimo, consigliere regionale di Fdi nel Lazio - non è mai esistita. Lo spazio è stato sempre dato a chi è più bravo e più presente di altri. Il merito - sottolinea - è sempre stato l'unico criterio di selezione della classe dirigente". La stessa Colosimo rivendica di aver ricoperto una serie d'incarichi in funzione della meritocrazia, che è la cifra culturale cui associa il suo mondo: "Sì, sono esistite delle quote ma io sono sempre stata contraria alle "quote panda". Non sono emersa in quanto donna, ma perché ho portato avanti delle battaglie. La stampa, all'inizio, era sorpresa che io coordinassi anche il servizio d'ordine delle manifestazioni: non c'è da sorprendersi, invece, perché a destra contano l'impegno e la propria capacità di farsi valere. Il che non dovrebbe avere un rilievo per il genere ma a prescindere".
"Gran parte della vostra condizione di rifugiate, oserei dire - insiste la Colosimo, rivolgendosi a chi, da donna, ha scelto di militare a sinistra - dipende proprio da voi. Vi battete per farvi chiamare "consigliera"... . Beh, credo che questo sia gran parte del problema: il tema non è se c'è la "a" finale ma se siete capaci di fare le cose per bene, e soprattutto quelle giuste". La "questione femminile", che per il consigliere regionale di Fdi non risiede dalle sue parti ma altrove, dipende quindi dallo stesso comportamento politico di chi, preferendo lottare per le desinenze, fatica spesso a rivendicare ruoli.
Il protagonismo delle donne nel centrodestra
Non si tratta soltanto di ottenere spazi ed incarichi, insomma, ma anche di parità effettiva, in specie rispetto alle condizioni di partenza. Questi elementi consentirebbero - dicono tutti e tre i partiti principali della coalizione - di far sì che le donne, nel centrodestra, siano protagoniste. Di questa opinione è anche l'onorevole Laura Cavandoli, che è espressione della Lega di Matteo Salvini. "Il centrodestra - annota le leghista - esprime nel governo ottimi ministri e sottosegretari donne, solo con una maggioranza di centrodestra è stata eletta una donna Presidente del Senato, la seconda carica dello Stato". E ancora: "Le donne del centrodestra sono ottimi sindaci e assessori comunali e regionali. Solo il centrodestra ha candidato donne a presidente di Regione, eleggendo Jole Santelli in Calabria, Nicoletta Spelgatti in Valle d'Aosta e Donatella Tesei al governo dell'Umbria, e individuato in donne ruoli apicali nell'amministrazione delle regioni e province autonome", ha osservato la parlamentare, parlando con IlGiornale.it
Per la parlamentare leghista, oltre alla forma, esistono differenze di sostanza che fanno della sinistra una parte politica che tende a strumentalizzare la "questione femminile": "La realtà è che la sinistra promuove le donne come quote, nella Lega e nel centrodestra, invece, le donne vengono valorizzate e sono protagoniste.
A pochi giorni dal voto per il prossimo presidente della Repubblica, non mi stupirei - conclude la Cavandoli - se si trovasse una convergenza su una proposta del centrodestra per una donna tra le tante competenti che hanno espresso le loro capacità nella società civile e nell'attività politica".
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