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La Germania ferma Tesla, l'Italia studia il sorpasso

Un referendum boccia l'ampliamento dell'impianto vicino a Berlino pur di salvare la foresta. E il governo drizza le antenne

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Da Grüenheide, città tedesca distante 35 chilometri da Berlino, è arrivato un secco «nein» al progetto di Elon Musk (nella foto) di ampliare lo stabilimento di Tesla, l'unico per ora in Europa. Il referendum, infatti, ha visto prevalere il dissenso di quasi il 70% dei cittadini. Che cosa farà ora il tycoon sudafricano? Visto che il responso non è vincolante, confiderà in una decisione dell'amministrazione che metta d'accordo tutti oppure si arrenderà al «nein» e si guarderà intorno per installare, di fatto, quella che sarebbe dovuta essere la parte aggiuntiva al sito tedesco?

In Italia c'è già che ha drizzato le antenne. Potrebbe infatti essere l'occasione per convincere Musk a puntare sul nostro Paese. Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, ha aperto ufficialmente le porte a un secondo costruttore allo scopo di far salire la produzione di veicoli e creare nuova occupazione.

La bocciatura, che ha prevalso nel referendum tedesco , riguarda la tutela del territorio di Grüenheide. I lavori di estensione dello stabilimento che produce auto elettriche, batterie e componenti, infatti, richiede l'abbattimento di 100 ettari di foresta per far spazio a una stazione ferroviaria, magazzini vari e altre strutture, compreso un asilo nido.

Sembra che i consiglieri comunali intendano rispettare il responso del referendum. Si attende ora di capire se al progetto di Musk saranno apportate delle modifiche oppure se verrà definitivamente ritirato, aprendo cosi a eventuali nuove opzioni.

Già nel 2020 gli ambientalisti avevano messo in guardia autorità e opinione pubblica sui rischi derivanti dall'insediamento della Gigafactory americana. È l'ennesima contraddizione che arriva dal fronte green che da una parte spinge sull'elettrificazione della mobilità e dall'altra ritiene pericolosi gli insediamenti che producono queste auto insieme a tutto l'occorrente per farle funzionare. Dalla fabbrica tedesca di Tesla esce la Model Y e nei piani di Musk ci sarebbe l'avvio della linea per la Model 2, modello considerato chiave per il mercato europeo.

In attesa di sviluppi e di possibili avances italiane, visti anche i buoni rapporti tra Musk e il premier Giorgia Meloni, il fondatore della Casa automobilistica è in procinto di aprire una sito nel Messico. Per Samuel Garcìa, governatore dello Stato di Nuevo Leòn, i lavori inizieranno al più tardi a marzo per un investimento intorno a 5 miliardi di dollari.

Più riflessivo è invece Musk, il quale ha detto di «voler avere un'idea di come sia l'economia globale prima di lavorare a pieno ritmo sul nuovo stabilimento messicano».

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