Hamas gioca duro, mette in crisi la tregua, sfida Israele e Trump. Israele deve rispondere, ma cerca di mantenere un margine di ritorno al grande progetto di pace: ieri mentre tutto il mondo commentava lo spettacolo disgustoso della finta restituzione del corpo di un rapito, Hamas ha sparato di nuovo, tendendo un agguato con armi antitank ai soldati israeliani nel Sud di Gaza, mentre annunciava, per poi ripensarci, la restituzione di uno dei 13 corpi nelle sue mani. La provocazione è il suo gioco, la sfida è non farsi prendere in giro mentre però tiene in piedi il piano in 20 punti.
Israele ha cercato di resistere fino all'impossibile, mentre la situazione si disegnava sempre di più su uno scontro interno fra Egitto, Qatar, Turchia: Hamas ha approfittato della confusione per spingere oltre tutti i limiti. Quando scadevano le 48 ore oltre le quali Trump aveva di nuovo promesso la sua distruzione, è cominciata la rappresentazione beffarda del finto ritrovamento e restituzione. Che farà adesso Israele? Per ora il ministro della difesa Katz minaccia e bombarda la zona di Rafah, Gaza City e i campi profughi: Israele non può restare a braccia conserte pena essere messo in ginocchio da Hamas, ma non vuole rovinare la pax americana. Israele potrebbe oggi agire con successo inusitato: occupa già il 60% del territorio, non ci sono più rapiti vivi usati come scudi umani, Hamas è debole in uomini e armi. Battersi bisogna, ma la decisione strategica è il largo piano di pace di Trump, senza farsi fuorviare. Per questo Netanyahu, che sa benissimo con chi ha a che fare, aveva lasciato che con l'Egitto entrasse Hamas dentro la sua linea gialla. Ha tenuto fuori il Qatar e i turchi. Per i rapiti si fa di tutto, e Hamas può ancora, se vuole restituire la maggior parte dei corpi, ma se lo fa si passa alla seconda parte in cui deve consegnare le armi: per Israele è il passo necessario nell'ambito di una serie di grandi successi, abbattimento di Hamas e Hezbollah, indebolimento di Iran e Houthi, avvicinamento a Libano, Siria, Arabia Saudita. Non vale la pena di sciupare tutto, ma nemmeno si può evitare il confronto. Trump ci sta pensando e presto dirà la sua. Si calibra la pressione e se ne parla col Centcom nella nuova serie di Kiriat Gat.
Ad Hamas piacerebbe staccare Israele dalla strategia dei grandi Patti di Abramo, Israele sa che deve stare attenta alla trappola. Però il nervosismo sale, ci si comincia a chiedere con chi mai si è fatto l'accordo, e perché macchinari così massicci dovrebbero trovare i corpi quando Hamas sa benissimo dove sono? Le macchine sembrano più utili, in verità, a sistemare le gallerie distrutte. La realtà messa in scena ieri è agghiacciante: nella voragine, in mezzo a tonnellate di terra smossa e stato scaricato il lenzuolo che conteneva parti del corpo di un ragazzo di 27 anni, Ofir Tzarfati: la prima parte è già stata sepolta. Per la terza volta, nello strazio della famiglia, la tomba dovrà essere riaperta. È uno spettacolo di orrore non minore del 7 ottobre: si è visto Hamas depositare e coprire parti del corpo, fingere di trovarlo, chiamare la Croce Rossa. Hamas sapeva benissimo che i suoi traffici mortuari sarebbero stati scoperti come è già successo per Yarden Bibas. Ma bere il veleno che sparge gli fa bene. Chi non ricorda come Hamas abbia firmato i suoi stupri e i suoi roghi? Ma Israele, anche provocato, non si metterà in contrasto diretto con l'alleato americano anche se ha annunciato che attaccherà. L'ufficio di Netanyahu ha parlato di "una potente violazione dell'accordo", la risposta deve esserci.
Hamas con la solita capriola ha detto che per le violazioni di Israele non potrà restituire un corpo pronto nelle sue mani. Così rallenta l'accordo di pace per restare al potere. Israele lo sa: guerra doppia, sul fronte e per non cedere al nervosismo.