Strette di mano, sorrisi e soldi. Tre livelli diversi, un obiettivo. Dietro il paravento dei progetti "umanitari", e sotto la copertura di relazioni "politiche", il fiume di denaro diretto ad Hamas.
Ha giocato queste con tre carte Mohammad Hannoun, per architettare coi suoi sodali la menzogna della "solidarietà". Dietro la "beneficenza con il popolo palestinese" e le Flotille, dietro i palloncini colorati e i pacchi di derrate alimentari, per gli inquirenti si nascondeva infatti la sostanza dei milioni raccolti in Italia - come nel resto d'Europa - e inviati ai miliziani islamisti. Intanto costruiva contatti col mondo della sinistra e dell'antagonismo, che ora si appresta a elevarlo a nuovo martire.
Giordano di origini e architetto di professione, Hannoun appare come il capo indiscusso della cellula italiana di Hamas. Ha 63 anni, 40 dei quali trascorsi nel nostro Paese, e nel 1994 ha fondato (a Genova) l'Associazione benefica di solidarietà, prima di una girandola di sigle con cui, ormai da decenni, organizza incessantemente traffici oscuri e iniziative, dalle manifestazioni più sparute in anni lontani alle piazze piene di questi mesi. Piazze gonfie di militanti e slogan e d'odio, sull'onda della narrazione "per Gaza", cioè contro Israele. L'ambiguità come quintessenza, da tempo l'"architetto di Hamas" orchestra la mobilitazione pro Pal in Italia. Su vari tavoli, con diversi registri. Nel 2009 risultò tra gli artefici della famigerata manifestazione che, guidata dall'allora imam di viale Jenner, Abu Imad, condannato per terrorismo internazionale, dopo bandiere bruciate e parole di fuoco culminò con la preghiera islamica in piazza Duomo. Nel dicembre 2017 figurava i promotori di un'altra ondata di cortei anti-Israele e anti-Trump (il pretesto allora era Gerusalemme capitale). Megafono in mano, sulla camionetta dell'Associazione dei palestinesi in Italia, Hannoun era capace di guidare i cortei berciando per ore invettive demonizzanti contro lo Stato ebraico, salvo poi virare sul vittimismo una volta avvicinatosi al centro città. Uno di questi sit-in, in piazza Cavour, dicembre 2017, fece risuonare ripetutamente, e a gran voce, cori antisemiti che evocavano l'antica conquista dell'oasi di Khaybar: "Ebrei, l'armata di Maometto tornerà!". Le proteste della Comunità ebraica e di parte della politica (quella destra) indussero Hannoun a scrivere una lettera di scuse alla prefettura. Sul tavolo politico, intanto, hanno continuato a viaggiare le "Conferenze dei palestinesi", ospitando anche esponenti politici (nell'aprile 2018 era stata annunciata, su "Infolpal", anche la presenza di Elly Schlein, allora eurodeputata, oggi leader Pd).
In un clima di odio normalizzato, nel frattempo, i toni di Hannoun sono diventati apertamente minacciosi e spudorati: "La resistenza palestinese è una resistenza etica, rispetta i diritti umani" ha detto due anni fa, accusando i critici e i giornalisti italiani di essere "pagati dal Mossad". E dopo il 7 ottobre si è scatenata un'altra ondata di cortei per supportarla, questa "resistenza". "Tutta la resistenza palestinese", precisava Hannoun il 14 ottobre, mentre i più agitati gridavano "Allah u akbar!". In prima fila con lo striscione dei boicottatori di Israele, una vecchia conoscenza della lotta politica armata, Francesco Giordano, noto per aver fatto parte della "Brigata XXVIII marzo" (responsabile dell'omicidio di Walter Tobagi) e poi riciclatosi nella militanza antisionista. Sette giorni dopo, da un altro corteo partì il grido: "Uccidiamo gli ebrei!". Nel 2021 e nel 2023 sono stati bloccati i conti alla "onlus" genovese di Hannoun, quindi il Dipartimento del Tesoro Usa ha inserito lui e la sua "Abspp" in una black list di finanziatori del terrorismo. "Frottole" la replica.
Nel 2024, la Questura di Milano ha emesso un foglio di via per istigazione all'odio e alla violenza: Hannoun, in un comizio, aveva elogiato gli aggressori dei tifosi israeliani ad Amsterdam. Si è rifatto vivo a Sesto San Giovanni. Era l'ultima volta.