
Nicola Procaccini, co-presidente del gruppo dei Conservatori, oggi Giorgia Meloni sarà a Washington per incontrare Donald Trump. Cosa significa questo incontro?
"È una presenza che smentisce coloro che davano per spezzato l'asse occidentale ed euroatlantico. Un asse che in queste settimane si è rafforzato ed è ciò che Giorgia Meloni ha sempre auspicato. Della necessità dell'Occidente di essere unito ha sempre fatto il suo cavallo di battaglia, l'Occidente come cultura geopolitica unitaria e comunità chiamata a difendere i propri interessi. Mi viene da dire simul stabunt simul cadent. Anche Trump, appartenente a un partito come i Repubblicani da sempre più attenti alla dimensioni interna che a quella internazionale sposa oggi il concetto di Occidente unito come forza di deterrenza".
In questa chiave l'accoglienza riservata da Trump a Vladimir Putin non rappresenta un motivo di preoccupazione?
"Bisogna essere realisti, la Russia oggi sul piano politico e ideale è una società in guerra. E come ci insegna la storia, nel momento in cui si fa un accordo di pace c'è una ribellione interna quasi inevitabile nei confronti di chi ha sottoscritto l'accordo. Capisco che addolori vedere questo riconoscimento di fatto di Putin ma se si vuole la pace è una concessione che va accettata. C'è il rischio che nella società russa ci possa essere l'effetto di una vittoria mutilata. Trump percepisce questa necessità e vuole creare le condizioni per arrivare a una pace oggettivamente difficile".
Mosca chiede concessioni territoriali superiori a ciò che ha conquistato in tre anni di duri combattimenti.
"Credo che la priorità di Kiev sia il rispetto di un eventuale accordo e le garanzie di sicurezza. Gli impegni sottoscritti in passato sono stati più volte violati, nel 92 quando Kiev cedette il proprio arsenale nucleare per ottenere l'indipendenza, poi con la Crimea nel 2014 e poi con l'invasione del 2022. Credo che a Kiev interessi qualcosa di molto simile all'art. 5 della Nato, sa che senza l'aiuto della nazioni occidentali sarebbe condannata a una precarietà permanente".
La proposta italiana di applicazione dell'art. 5 della Nato per l'Ucraina non ebbe una calda accoglienza.
"Ricordo con quanta sufficienza venne liquidata dal centrosinistra. Lia Quartapelle del Pd la liquidò come ridicola oltre che un bluff. Se oggi viene rilanciata dagli Stati Uniti e, sembra, anche da Mosca evidentemente non era così ridicola. Evidentemente anche quei leader europei che non l'avevano condivisa avranno capito che si tratta della chiave di volta per la soluzione del conflitto".
Ritiene anche lei che un punto di caduta possa essere che Kiev, pur non riconoscendo la sovranità della Russia sui territori occupati, si impegni a riconquistarli solo per via diplomatica?
"Sì, credo sia una soluzione di buonsenso.
È impensabile per l'Ucraina ottenere tutto ciò che spera di ottenere. Essere riusciti a salvare la propria nazione e aver difeso la propria esistenza, grazie anche all'aiuto dei paesi occidentali, è qualcosa che resterà nella storia".