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La lezione dell'atleta insultato dai cretini: l'Italia non è razzista

"Se un maratoneta deve per forza individuare un avversario da battere, lo cerchi nel se stesso del giorno prima..."

La lezione dell'atleta insultato dai cretini: l'Italia non è razzista

«Se un maratoneta deve per forza individuare un avversario da battere, lo cerchi nel se stesso del giorno prima...». Basterebbe leggere di Haruki Murakami, il grande scrittore giapponese che della corsa ha fatto la sua filosofia, per capire che Iliass Aouani (foto) l'azzurro che domenica scorsa a Barcellona ha firmato il nuovo primato italiano sulla distanza di maratona correndo in 2h07'16, agli insulti razzisti che gli sono piovuti addosso dopo il primato dà il peso che meritano. Non sono gli idioti del web gli avversari con cui è abituato a misurarsi: «L'Italia non è un Paese razzista ha accolto me e la mia famiglia come figli e ci ha dato opportunità di cui saremo sempre grati - spiega - Non amo rispondere alle polemiche sui social e infatti pensavo di non farlo. Poi però mi sono detto che forse questa volta era necessario perché molta gente scrive senza pensare e ciò che si scrive resta quindi volevo che restasse anche il mio di messaggio positivo, sperando che serva a riflettere».

Aouani, 26 anni, vive in Italia, prima a Milano e ora a Ferrara, da quando aveva due anni. Qui è cresciuto, qui ha studiato, qui si è laureato in ingegneria dopo un campus per meriti atletici negli Stati Uniti, qui si allena agli ordini dell'ex direttore tecnico azzurro Massimo Magnani e con la nazionale italiana spera di andare ai Giochi di Parigi tra meno di due anni. Il resto conta il giusto: «Non amo chi approfitta dell'albero che, cadendo, fa più rumore della foresta che cresce per lanciare propagande che rappresentano l'Italia come un paese razzista- continua- È ingiusto nei confronti dei veri italiani, che rappresentano il 99% della popolazione». Italiani che infatti lo applaudono per un'impresa che lo pone tra i grandissimi nomi del fondo azzurro da Gelindo Bordin a Stefano Baldini, tanto per fare un paio di esempi. «Vorrei lasciare un segno attraverso lo sport - spiega - Non devo dimostrare di essere italiano e non devo negare di essere marocchino: mi sento il frutto di due mondi diversi e vorrei portare il meglio dell'uno e dell'altro affinché si capisca che la diversità è una ricchezza, che una persona va giudicata dallo spessore del suo pensiero, dal comportamento e non dalla provenienza del suo nome o dalla quantità di melanina della pelle. «Sii come un albero che quando viene colpito da pietre risponde dando i suoi migliori frutti...

».

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