Maturità, bocciato chi rifiuta l'orale

La novità dopo i casi di studenti "ribelli". E arriva il bonus per i prof che si spostano

Maturità, bocciato chi rifiuta l'orale
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Si volta pagina per l'esame di maturità. Sul tavolo dei Consigli dei ministri domani arriverà il dl maturità. Con il quale - anticipa la sottosegretario all'Istruzione Paola Frassinetti - si tornerà a parlare appunto di esame di maturità e non esame di Stato. Esame che diventerà obbligatorio. Con il nuovo dl, spiega l'esponente di Fdi, "resteranno le due prove scritte e l'esame orale verrà modificato puntando sulla valorizzazione della capacità argomentativa e sull'impostazione multidisciplinare necessaria per accertare la maturazione complessiva dello studente che dovrà tenere conto anche delle competenze trasversali e dell'educazione civica". Altra novità "consiste nel fatto che chi si rifiuterà volontariamente di sostenere l'esame orale, pur avendo completato le prove scritte, dovrà ripetere l'anno scolastico mentre finora era possibile essere promossi, pur non sostenendo gli orali, grazie ai crediti ottenuti e alle prove scritte. Infine, se la prima prova scritta, di italiano, rimane invariata, la seconda prova, specifica per indirizzo, potrebbe subire alcune modifiche".

La nuova formulazione della prova orale dovrebbe essere pensata per valutare con maggiore attenzione l'autonomia, la consapevolezza e la capacità di argomentazione dello studente. Si tratterà quindi di una prova multidisciplinare, che valuterà le competenze acquisite durante il percorso scolastico, nella quale valorizzare anche l'alternanza scuola lavoro e l'educazione civica. Inoltre le novità saranno già in vigore dal prossimo anno scolastico.

Nei progetti del ministero di viale Trastevere anche un piano per garantire la stabilità scolastica e per incentivare i trasferimenti al Nord degli insegnati. Va contrastato infatti il fenomeno delle rinunce delle immissioni in ruolo al Nord. L'alto costo della vita nel Settentrione creano, infatti, condizioni economiche difficili per gli insegnanti, rendendo il loro stipendio insufficiente a garantire un tenore di vita adeguato. Questo divario economico favorisce un flusso di trasferimenti che spesso induce gli insegnanti a spostarsi dal Nord verso il Sud Italia.

Il ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara sta lavorando a un progetto - una sorta di strategia antifuga - con cui alleggerire e in parte risolvere il problema: ovvero l'inclusione del personale scolastico nel cosiddetto Piano Casa. "Abbiamo deciso con il ministro Salvini di inserire nel Piano Casa anche il personale della scuola", il suo annuncio. L'obiettivo è chiaro: offrire benefit concreti, tra cui soluzioni abitative a canoni agevolati (piuttosto che una sorta di bonus casa direttamente in busta paga), a quei docenti disposti a trasferirsi nelle aree dove si registrano carenze croniche di organico. Un modo anche per dare stabilità del corpo docente, riducendo al tempo stesso il numero delle rinunce quando arriva la chiamata da una regione lontana.

Le prime indiscrezioni parlano di una dotazione iniziale pari a circa 660 milioni di euro, una cifra giudicata insufficiente dagli operatori. Per coprire questa distanza, il governo punta su una molteplicità di fonti: dai fondi europei (InvestEU), ai prestiti Bei (Banca europea degli investimenti), fino a un fondo rotativo per l'abitare sostenibile e un nuovo fondo al MiT con l'eventualità di recuperare risorse residue del PNRR. A questi si aggiungono contributi provenienti da fondi immobiliari, casse di previdenza e fondazioni private.

L'introduzione del Piano Casa per i docenti si inserisce in un quadro più ampio di misure lanciate dall'attuale governo per valorizzare la figura dell'insegnante. Il ministro Valditara ha più volte espresso l'intenzione di restituire autorevolezza ai docenti, mediante misure che vanno dalla tutela legale all'assicurazione infortuni, fino a bonus e incentivi abitativi.

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