
nostro inviato a Bruxelles
Giorgia Meloni dice "no" al pressing del premier spagnolo Pedro Sanchez che al Consiglio europeo chiede la sospensione immediata dell'accordo tra Ue e Israele, denunciando che "a Gaza è in corso un genocidio" e che Tel Aviv "sta violando l'articolo 2 sui diritti umani". Una linea, quella di Madrid, che a Bruxelles trova d'accordo Belgio, Irlanda, Norvegia, Olanda, Portogallo e Slovenia. Non la Germania, capofila dei contrari. E non l'Italia, con Giorgia Meloni che pensa sarebbe un errore e che porterebbe a interrompere i canali di dialogo tra l'Unione europea e Israele contribuendo solo a isolare Tel Aviv.
Lo dice chiaramente la premier, interpellata sul punto a Bruxelles. "Su questo sarò molto franca, perché - risponde a chi le chiede se, come Sanchez, pensa che a Gaza sia in corso un genocidio e se vada sospeso l'accordo Ue-Israele - sono convinta che una sospensione dell'Accordo d'associazione con Israele da parte dell'Ue sarebbe un errore". "Non si tratta qui di giustificare le azioni israeliane a Gaza", aggiunge Meloni. Perché, continua, "l'Italia è stata molto netta su questo punto". "La situazione umanitaria nella Striscia - ribadisce a margine del Consiglio Ue - è ingiustificabile, come peraltro ho avuto già modo di dire in Parlamento". Insomma, "ritengo sia ora necessario giungere ad un cessate il fuoco, al rilascio degli ostaggi, al pieno accesso umanitario alla popolazione".
Un obiettivo, aggiunge, nel quale "l'Unione europea dovrebbe avere un ruolo centrale". Per farlo è necessario tenere aperto "un canale di dialogo" ed evitare rotture diplomatiche, posizione condivisa dal cancelliere tedesco Friedrich Merz. Ed è proprio "quello che fa l'Italia". "Nelle mie frequenti conversazioni con Netanyahu - dice Meloni - ho insistito sempre, anche durante le ostilità con l'Iran, sull'urgenza di cambiare approccio a Gaza. E dialogando con Israele siamo riusciti a portare assistenza umanitaria nella Striscia con Food for Gaza". La premier torna sul punto e ribadisce: "Chiudere i canali di dialogo con Israele perché questo vorrebbe dire sospendere l'Accordo di associazione significherebbe rassegnarsi all'irrilevanza. Non credo sia questo il ruolo dell'Europa".
All'indomani dell'intesa sul 5% sottoscritta al vertice Nato dell'Aia, la premier risponde anche sulle spese militari, "un impegno che rappresenta certamente un cambio di passo importante". Finora, ricorda Meloni, la Commissione "ha messo a disposizione una maggiore flessibilità del patto di stabilità, tramite la attivazione della clausola di eccezione nazionale, per le spese di difesa e, allo stesso tempo, ha introdotto un meccanismo di prestiti attraverso il regolamento Safe". "Aldilà del fatto che in entrambi i casi si tratta di investire risorse nazionali - spiega la premier - in Consiglio abbiamo discusso in particolare dei limiti della clausola di eccezione così come ora concepita". Per esempio, "una nazione come l'Italia, che sta per uscire dalla procedura di deficit eccessivo, rischia di restarvi se utilizza la clausola per le spese di difesa". E, aggiunge, "molti Stati membri hanno inoltre criticato la durata di soli quattro anni". Un altro punto su cui tra Roma e Berlino trovano un ulteriore convergenza. Insomma, secondo Meloni, "l'impressione di molti è che, nonostante la recente revisione, il Patto di stabilità non sia più adeguato a uno scenario geopolitico completamente mutato". Impressione che "l'Italia condivide".
Ragione per cui la premier ha chiesto in Consiglio Ue di "avviare una riflessione su forme alternative di finanziamento che non gravino sui bilanci dei singoli Stati membri". Un esempio è quello della proposta italiana basata sul Meccanismo InvestEu presentata allo scorso Consiglio Ue e successivamente illustrata dal ministro Giorgetti all'Ecofin.