Meloni punta ancora ai tempi supplementari. "No a reazioni istintive". E Salvini attacca Ursula

La premier (come Merz) invita al pragmatismo La Lega: "Colpa dell'Ue a trazione tedesca"

Meloni punta ancora ai tempi supplementari. "No a reazioni istintive". E Salvini attacca Ursula
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Bisogna evitare reazioni istintive, continuare a trattare con nervi saldi e pragmatismo e cercare di utilizzare il tempo che manca al primo agosto per arrivare a una soluzione il più possibile equilibrata. La linea di Giorgia Meloni sui dazi e sulla trattativa in corso tra Europa e Stati Uniti non cambia neanche quando ben prima che Donald Trump pubblichi sul social Truth la lettera indirizzata alla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen la premier viene avvertita da Bruxelles che il presidente americano ha deciso l'ennesimo rilancio: dazi al 30% dal primo agosto su tutti i prodotti spediti negli Stati Uniti, con la minaccia per nulla velata di ulteriori aumenti se l'Ue deciderà di reagire con contro-dazi.

Uno strappo temuto ma, conoscendo la cronica e narcisistica imprevedibilità di Trump, non del tutto inatteso. D'altra parte la sua è una strategia consolidata. Prima intimidire e minacciare, poi ritrattare, dilazionare, modificare. Bisogna quindi muoversi con cautela. Puntando sui tempi supplementari e trattando fino all'ultimo giorno utile. Il tutto, nonostante sia evidente che lo spread tra il 10% di dazi che l'Ue sarebbe stata disposta a caricarsi e il 30% che l'ex tycoon ha messo nero su bianco ieri rischia di essere un divario troppo grande da colmare con reciproca soddisfazione.

"Il governo italiano si legge in una nota di Palazzo Chigi continua a seguire con grande attenzione lo sviluppo dei negoziati in corso tra Ue e Stati Uniti, sostenendo pienamente gli sforzi della Commissione europea che verranno intensificati ulteriormente nei prossimi giorni". Meloni, insomma, confida nella "buona volontà di tutti gli attori in campo" per "arrivare a un accordo equo che possa rafforzare l'Occidente nel suo complesso" perché "non avrebbe alcun senso innescare uno scontro commerciale tra le due sponde dell'Atlantico". Quindi l'appello al pragmatismo, perché è la posizione della premier "ora è fondamentale rimanere focalizzati sui negoziati evitando polarizzazioni che renderebbero più complesso il raggiungimento di un'intesa".

Una posizione che è in sintonia con quella del cancelliere tedesco Friedrich Merz, visto che la ministra dell'Economia tedesca Katherina Reiche evita qualsiasi tono polemico verso Washington e si limita a invitare l'Ue a "negoziare pragmaticamente" nel "tempo che rimane". Approccio diverso da quello di Parigi, con Emmanuel Macron che "condivide la ferma disapprovazione espressa da von der Leyen" e spinge per "l'approvazione di contromisure credibili". Tanto che oggi a Bruxelles si riuniscono gli ambasciatori dei Ventisette per valutare eventuali rappresaglie commerciale immediate.

Se Meloni predica cautela, Matteo Salvini punta invece il dito contro von der Leyen e l'Ue. Trump, si legge in una nota della Lega, "non ha motivi per prendersela col nostro Paese", ma "ancora una volta paghiamo il prezzo di un'Europa a trazione tedesca". Insomma, "anziché minacciare ritorsioni che Oltreoceano potrebbero solo far sorridere, la tedesca von der Leyen azzeri l'eccesso di burocrazia Ue che è il vero dazio che pagano le nostre imprese come dimostrano i danni dell'ideologia green deal".

Con i leghisti Caludio Borghi e Alberto Bagnai che invitano il governo italiano ad aprire una trattativa bilaterale con Washington scavalcando Bruxelles. Circostanza altamente improbabile. Almeno finché siamo dentro l'Unione europea, visto che i trattati prevedono esplicitamente che la politica commerciale dei Ventisette sia in carico alla Commissione Ue.

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