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Meloni vuole un patriota. "Centrodestra determinante"

La leader di Fdi guarda a Berlusconi: "Ha difeso l'Italia dalla Ue". Il sogno del presidenzialismo

Meloni vuole un patriota. "Centrodestra determinante"

L'esperimento politico della festa di Atreju in versione invernale si conclude con il comizio finale di Giorgia Meloni, come da tradizione. Il suggello più naturale per una edizione che pur sfidando il freddo, la pioggia quasi incessante (ieri finalmente il sole ha bagnato Roma e Piazza Risorgimento) e il problema del parcheggio nelle settimane pre-natalizie ha certamente rappresentato un successo superiore a ogni aspettativa, riportando tanta gente alla politica in presenza.

Un evento, fortemente voluto dalla leader di Fratelli d'Italia, segnato anche dalla partecipazione bipartisan di dirigenti e leader di tutti i partiti, di esponenti internazionali (ieri in collegamento c'era Rudolph Giuliani e in presenza diversi esponenti dei Conservatori europei) oltre che di intellettuali non solo di area (ieri il politologo Giovanni Orsina), partecipazione che ha fatto scattare qualche legittima domanda sulla grande campagna di demonizzazione messa in campo in coincidenza con le elezioni amministrative, in verità un grande classico della comunicazione del centrosinistra in occasione delle consultazioni elettorali. «Due mesi fa la Meloni sembrava il demone protettore del Barone Nero, ora tutti vanno in ginocchio da lei» fa notare lucidamente Paolo Mieli. Fatto sta che, al netto della constatazione delle spericolate acrobazie dei suoi avversari politici, la presidente di Fdi non può che registrare il successo di questa edizione.

«Abbiamo sfidato il freddo, la pioggia, lo scetticismo, perfino la furbizia di chi pensa che con la scusa del Covid si possa impedirci di fare politica e di dire quello che pensiamo», spiega nel suo intervento. Incassati gli applausi i riflettori si accendono sulla prospettiva quirinalizia. L'appuntamento è dietro l'angolo e Giorgia Meloni promette battaglia. «La pacchia è finita: nelle prossime elezioni del capo dello Stato il centrodestra ha i numeri per essere determinante. Noi vogliamo un patriota al Quirinale che faccia gli interessi della Nazione e non quelli del Pd. Dobbiamo batterci per conservare e difendere la nostra sovranità nazionale, non accetteremo compromessi». Un ragionamento che si conclude con un endorsement a favore di Berlusconi che risponde all'identikit del presidente «patriota». «Berlusconi è stato mandato a casa dalle consorterie europee perché non firmava trattati poi firmati da Mario Monti, quindi ha difeso l'interesse nazionale assolutamente». E ancora: «Non l'abbiamo mai definito un candidato di bandiera, è un nome che compatta il centrodestra. Poi sappiamo che serve una convergenza di numeri ma rispecchia quello che stiamo cercando». In ogni caso Fratelli d'Italia punta a un intervento di sistema per riscrivere le regole stesse delle future elezioni presidenziali. «Noi crediamo che bisogna uscire dal pantano dell'attuale sistema ed entrare in una repubblica presidenziale con un presidente che risponde non a parlamentari eternamente sul mercato. Non mi stupisce che sia contrario Giuseppe Conte perché, a occhio, lui non avrebbe fatto il capo del governo con l'elezione diretta e non mi stupisce che sia contrario il Pd che è lì senza mai aver vinto le elezioni. A loro basta pilotare le elezioni del presidente della Repubblica per rimanere in sella, ma la pacchia è finita».

Giorgia Meloni chiede a Mario Draghi lo stop alla stato di emergenza, ma soprattutto non risparmia stoccate al governo e ai partiti dal centrosinistra, sempre nell'ottica della difesa della sovranità. «Io cerco un capo dello Stato gradito agli italiani, non ai francesi, come dice la sinistra, il Pd. Hanno favorito la svendita ai francesi, hanno svenduto le telecomunicazioni, la Fiat, la Borsa, sono tutte aziende finite in mano francesi.

Il Pd è l'ufficio stampa dell'Eliseo, Letta è il suo Rocco Casalino».

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