
Show di Benjamin Netanyahu dal podio delle Nazioni Unite. Tra fischi e applausi, con decine di delegati che hanno abbandonato la sala dell'Assemblea Generale in segno di protesta, il premier assicura che Israele "deve finire il lavoro" a Gaza. Quello pronunciato da Netanyahu è un discorso di sfida, nonostante il crescente isolamento internazionale per il suo rifiuto di interrompere la devastante guerra nell'enclave palestinese. Le poche potenze mondiali rimaste in aula - tra cui Usa e Regno Unito - non erano comunque presenti con funzionari di alto livello né con l'ambasciatore al Palazzo di Vetro, ma con diplomatici di livello inferiore.
Soprattutto per quanto riguarda Washington, alcune fonti lo interpretano come un segnale in vista di lunedì, quando Bibi è atteso alla Casa Bianca da Donald Trump, e dopo che il presidente americano ha assicurato che "non consentirà" a Israele di annettere la Cisgiordania dicendo che "è abbastanza, è ora di fermarsi". "Vogliamo finire il lavoro a Gaza il più velocemente possibile", assicura da parte sua il primo ministro dello Stato ebraico, che a un certo punto si rivolge direttamente ad Hamas: "Liberate gli ostaggi, e deponete le armi. Se lo farete vivrete, se non lo farete Israele vi darà la caccia", sottolinea, ricordando di aver fatto mettere degli altoparlanti a Gaza da cui venivano trasmesse le sue parole. Durante il suo intervento, Netanyahu indossa sulla giacca un qr code che indirizza al "sito web sulle atrocità" del 7 ottobre, con la documentazione dell'attacco di Hamas. E respinge le accuse "senza fondamento" di genocidio contro Israele. "Abbiamo chiesto agli abitanti di Gaza City di andarsene, facciamo tutto quello che è possibile per non colpire i civili, chi compie un genocidio si comporta così? E dicono che affamiamo la popolazione di Gaza, è colpa di Hamas che ruba il cibo", aggiunge, definendo "l'antisemitismo duro a morire. Anzi in realtà, non muore affatto".
Bibi critica duramente i tentativi di riconoscere uno Stato palestinese, cosa che non permetterà mai: "È un marchio di vergogna. Israele non vi lascerà imporre uno stato terrorista. I palestinesi non credono nella soluzione dei due stati, non vogliono uno stato vicino a Israele, ma al posto di Israele", chiosa, accusando diverse nazioni di aver "ceduto ad Hamas", e allo stesso tempo sostenendo che "molti leader che ci condannano pubblicamente poi ci ringraziano a porte chiuse". Il premier mostra inoltre una "mappa del terrore dell'Iran, che sta rapidamente sviluppando un programma nucleare e di missili balistici", ringrazia Trump per le sue azioni audaci e decise contro Teheran, e avverte che bisogna "rimanere vigili". Poi domanda il ripristino delle sanzioni delle Nazioni Unite contro l'Iran, che salvo sorprese dell'ultimo minuto torneranno in vigore sabato a mezzanotte.
Durante l'intervento di Netanyahu un paio di migliaia di persone si sono date appuntamento a Times Square, marciando per le strade di New York verso Midtown East, anche se la zona attorno al quartier generale dell'Onu in questi giorni è accessibile solo agli addetti ai lavori, al grido di "stop agli aiuti Usa a Israele", "arrestate Netanyahu", e "smettete di affamare
Gaza". La leadership dello Stato ebraico sta mettendo a dura prova le tradizionali alleanze del Paese, mentre le aziende israeliane affrontano boicottaggi e la potenziale esclusione da importanti eventi culturali e sportivi.