"Non tratto più con Renzi...". Le prossime mosse di Conte

L'ira dopo le parole del leader di Italia Viva. Ora il premier è finito all'angolo: dimissioni o giochi di palazzo?

"Non tratto più con Renzi...". Le prossime mosse di Conte

I segnali lasciavano intendere una timida apertura. Era filtrata più di qualche voce su un possibile accordo in extremis per evitare la crisi. Soprattutto dal Pd evidenziavano la presenza delle condizioni per un patto di legislatura per proseguire con l'esperienza giallorossa fino al 2023. Ma Matteo Renzi in conferenza stampa ha spiazzato tutti coloro che erano convinti di riuscire a sedare gli animi reazionari di Italia Viva. L'ex sindaco di Firenze per la prima mezz'ora (e anche più) ha rubato la scena a quelli che in teoria sarebbero i protagonisti delle dimissioni annunciate: ai ministri Teresa Bellanova ed Elena Bonetti e al sottosegretario Ivan Scalfarotto è stato lasciato spazio solamente dopo lo show del fondatore di Iv che ha esposto il premier Giuseppe Conte a delle accuse pesantissime.

Immediate e dure sono state le prime reazioni, soprattutto sponda Partito democratico. "Un grave errore fatto da pochi che pagheremo tutti", si è affrettato a dichiare il dem Andrea Orlando. Con il segretario Nicola Zingaretti che gli ha fatto eco: "Da Italia Viva un errore contro l’Italia. Noi abbiamo bisogno di investimenti, lavoro, sanità, di combattere la pandemia. Non di una crisi di governo". C'è però un dato di fatto: nonostante le bombe sganciate sul presidente del Consiglio, Renzi ha lasciato aperta la finestra del dialogo. Dicendosi disponibile a discutere con le attuali forze di maggioranza e specificando di non aver posto alcun veto sul nome di Giuseppi. "E allora tutto questo caos a cosa è servito se poi sei pronto a (ri)entrare?", verrebbe da chiedersi. Ed effettivamente se lo stanno chiedendo anche all'interno dell'esecutivo.

Cosa farà Conte

Il premier ha subito dovuto affrontare il primo Consiglio dei ministri senza le figure renziane, accettando le dimissioni della Bellanova e della Bonetti. Nel corso del Cdm ha bollato la mossa dei renziani come "un danno al Paese", dicendosi "rammaricato" perché sostiene di aver provato fino all'ultimo ad evitare lo strappo. Ha cercato il sostegno dei restanti: "Voi siete testimoni degli sforzi fatti in ogni sede, ad ogni livello di confronto". E così è partita una grandinata di tweet da M5S, Pd e Leu per fare quadrato attorno a Conte, con i grillini che hanno lanciato l'hashtag #AvantiConConte. I presenti raccontanto di non averlo mai visto così furioso, evidentemente spiazzato dai toni di Renzi giudicati "inaccettabili".

Le prime indiscrezioni lasciando intendere che il presidente del Consiglio non abbia alcuna intenzione di sedersi al tavolo per trattare nuovamente con chi ieri lo ha accusato di aver creato un "vulnus alle regole del gioco" della democrazia. Invece, come si legge su Repubblica, vorrebbe fare melina, prendere tempo fino al 20 gennaio per consentire il voto sullo scostamento di bilancio e i nuovi ristori. Solamente dopo vorrebbe andare in Parlamento e sfidare il leader di Italia Viva. E quella sarà l'occasione per racimolare qualche voto sparso, provando a drammatizzare la situazione e facendo leva sulla gravità della crisi aperta in piena pandemia. Giuseppi infatti non ha mai smesso di credere nell'ipotesi responsabili, che potrebbero salvare la sua poltrona fino al 2023.

Dunque, come anticipato da Adalberto Signore sul Giornale oggi in edicola, Conte sembra determinato alla conta in Aula. Ma deve considerare la posizione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: ieri è salito al Quirinale per un confronto con il capo dello Stato per riferire le decisioni del Consiglio dei ministri sul Recovery Plan e per gli ultimi aggiornamenti relativi allo stato dei rapporti all'interno della coalizione che sostiene il governo. Dal Colle hanno invitato tutti gli attori in campo a far rientrare l'allarme il prima possibile. Come è ormai noto, l'opzione responsabili non è proprio gradita al Quirinale. Il premier deve pertanto dimostrare di avere i numeri: per presentarsi in Aula deve poter contare su un gruppo che si costituisca e che lo sostenga. Questi sarebbero i principali step da rispettare per sperare di avere un nuovo incarico. La strada dimissioni viene definita come poco concreta. Nel frattempo iniziano a spuntare i primi nomi per sostituire l'avvocato a Palazzo Chigi: per scongiurare il crollo giallorosso gira anche la possibilità di un nuovo premier.

"Comunque si chiuda la crisi, da oggi in avanti conteranno molto, ma molto di più i partiti. E questo il presidente del Consiglio lo ha capito solo alla fine, suo malgrado", suggeriscono da più parti.

Conte ha sottovalutato le circostanze? Come mai è arrivato così tardi e non ha ancora creato un gruppo parlamentare autonomo? "Ci manca lo scudo, non l'abbiamo costruito per tempo", ammettono. Anche perché, come ricorda La Nazione, in vista c'è sempre la volontà di creare un proprio partito. Da qui gli infiniti pressing per partorire gruppi parlamentari che facciano riferimento a lui.

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