"Sì, io sono Enzo Tortora". Sulle spalle di Francesca Scopelliti c'è l'eredità del suo compagno, sulla maglietta che indossa campeggia il volto del presentatore di Portobello, vittima eccellente della malagiustizia e del peggior giornalismo forcaiolo che sulla pelle dell'ex europarlamentare radicale ha costruito carriere e successi. "Purtroppo devo prendere un treno", e così la Scopelliti saluta il segretario del Comitato Giovanni Jacobazzi e il portavoce, l'avvocato Guido Camera e si lascia alle spalle l'Hotel Plaza, il luogo simbolo dove venne arrestato Tortora il 17 giugno 1983 dove il Comitato Sì alla Giustizia (si separa, si sorteggia, si disciplina) ha fatto il suo battesimo assieme ai due parlamentari di Forza Italia Pierantonio Zanettin e Enrico Costa, che daranno supporto a nome del partito. "Dove eravamo rimasti?", sembra chiedere Tortora dalla maglietta alla compagna, parlamentare tra il 1994 e il 2001 come senatrice di Forza Italia, testimone di carne di un uomo onesto stritolato da un sistema giudiziario appiattito sull'accusa che dal 1991 ha mietuto al 31 dicembre dell'anno scorso 31.949 persone, vittime di errori giudiziari e ingiuste detenzioni costati alle casse dello Stato un miliardo di euro in risarcimenti.
"Nel Comitato che presiedo e che chiede il sì alla separazione delle carriere e al sorteggio nel Csm ci sono cittadini che hanno subito sulla propria pelle l'errore giudiziario, che sanno la verità perché chi ha sofferto non mente". I nomi dicono poco ai più: Antonio Lattanzi (83 giorni in custodia cautelare prima di essere assolto), Diego Olivieri, Angelo Massaro, Gabriele Elia, l'ex senatore di Fi Marco Siclari. La Scopelliti si schernisce, "sono lusingata perché hanno riconosciuto in Enzo il loro punto di riferimento", lui stesso prima di morire "con un atto notarile ha costituito la Fondazione e mi ha affidato la battaglia per una giustizia giusta", ricorda la compagna, che questo gravoso compito l'ha condiviso con il sapiente mondo radicale orfano di Marco Pannella: stare dalla parte di Caino ma soprattutto dei tanti Abele rinchiusi ingiustamente in cella.
È a loro che si rivolge il presidente del Senato Ignazio La Russa che a Rebibbia - nel corso della presentazione del libro di Gianni Alemanno e Fabio Falbo L'emergenza negata, il collasso delle carceri italiane - chiede un decreto del governo sul fine pena fuori dalla cella per chi "l'ha già quasi interamente scontata, che possa magari continuare a scontarla dentro di sé o magari in un altro modo". Italia Viva dice sì, sebbene il provvedimento secondo fonti vicine a Palazzo Chigi non sarebbe ancora all'ordine del giorno.
"Il referendum arriva in un momento inaspettato e ora voglio fare un regalo ad Enzo", lui si che credeva in prima persona alla separazione delle carriere, quando il giudice non sarà complice del Pm ma neutrale rispetto alle posizioni dell'accusa e della difesa" mentre "il sorteggio interrompe il potere politico delle correnti" a cui oggi come allora i magistrati sono sottoposti. "Una battaglia per una giustizia giusta non contro i magistrati, ma per garantire loro maggior libertà". Quella negata a Tortora, che dopo una ingiusta condanna decise di rinunciare all'immunità parlamentare e tornare in galera. Da allora la condizione carceraria è peggiorata, anziché migliorare. Lo dimostra la coraggiosa battaglia di Alemanno, che dal suo Diario su Facebook punzecchia politica e magistratura a dare risposte a pena che è ancora più ingiusta se la dignità del detenuto viene calpestata.
"Così la pena perde la sua liceità e quindi la sua legalità costituzionale", ricorda a margine della presentazione del libro dell'ex sindaco di Roma il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli: "Se non riperimetriamo l'intervento del diritto penale nella società - ha aggiunto il braccio destro di Sergio Mattarella a Palazzo de' Marescialli - ci troveremo periodicamente di fronte al sovraffollamento e alla necessità di intervenire con provvedimenti di grazia e indulto". Quelli che, a sorpresa ma in nome della vocazione sociale della sua militanza nell'Msi, invoca La Russa al Parlamento e al governo.