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"Salvare i migranti", "Fermateli". Il governo e l'emergenza sbarchi

La Lega spinge per una strategia volta a impedire le partenze dal nord Africa, il Pd preme per l'accoglienza: ecco le difficoltà di Mario Draghi nella gestione dell'emergenza immigrazione

"Salvare i migranti", "Fermateli". Il governo e l'emergenza sbarchi

La coperta è una sola e, in questo istante, sull'immigrazione viene tirata da una parte e dall'altra. Con il rischio che il governo, su una delle questioni più delicate, rimanga scoperto in vista dell'arrivo di un'estate che si preannuncia molto difficile.

È questa la situazione che si sta profilando all'interno della maggioranza. Da un lato il Pd di Enrico Letta, secondo cui l'accoglienza è un valore non negoziabile. Dall'altro lato la Lega di Matteo Salvini, la quale invece spinge per far diminuire le partenze dalla Libia. Al centro un Mario Draghi che prova a mettere una pezza agli strappi interni alla coalizione.

Rispondendo ieri al question time alla Camera, il presidente del consiglio ha cercato di tracciare un primo bilancio: “La politica sull'immigrazione del governo – ha dichiarato – è stata equilibrata e umana”. Subito dopo Draghi ha voluto mettere dei paletti: “Nessuno deve essere lasciato solo nelle acque territoriali italiane. Il rispetto dei diritti umani è una componente fondamentale”.

Una posizione molto simile a quella espressa martedì dal ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini: “Mai porti chiusi ai migranti”, aveva dichiarato in un'intervista rilasciata a Massimo Giannini.

Ma è proprio qui che la coperta rischia seriamente di non bastare per coprire le posizioni dell'intero arco della maggioranza. Salvini non ci sta a sintetizzare la politica sull'immigrazione del governo con le posizioni relative alla necessità dei salvataggi: “Le vite non si salvano in mare, ma bloccando le partenze – ha dichiarato su La Stampa l'ex ministro dell'Interno – non devono poter partire con quei barchini fatiscenti, chiaro?”

La posizione del segretario del carroccio è semplice ed è quella già espressa nei giorni scorsi. Ossia, è possibile dimezzare le partenze dalla Libia, evitando quindi nuovi sbarchi e nuove stragi in mare: “Non devono arrivare in mare, ho dimostrato che si può fare – ha continuato Salvini – quando c'ero io al Viminale, abbiamo dimezzato le partenze e salvato migliaia di vite”.

Frasi che testimoniano una doppia insofferenza da parte della Lega. Da un lato quella legata all'impennata di sbarchi a Lampedusa, i quali hanno raggiunto cifre molto importanti negli ultimi giorni. Dall'altro lato l'altra grana è a livello politico. Nella maggioranza il Pd preme per porre l'accento unicamente sulle azioni di salvataggio.

Enrico Letta nei giorni scorsi aveva proposto di trasformare, tra le altre cose, la missione Irini in una missione di salvataggio. Un'idea subito stoppata da Salvini: “Un'idea geniale – ha risposto ironicamente il segretario leghista – così ne arrivano il doppio”.

Forza Italia punta il dito invece sulla strategia, ereditata dal precedente governo, delle navi quarantena: “Sono solo palliativi – ha dichiarato Anna Maria Bernini – con 70mila migranti pronti a partire dalla Libia: servono misure a tutela dei nostri confini”.

In questo contesto, il governo sta provando a muoversi su due fronti molto caldi. A nord vuole ancora bussare all'Europa, riavviando i meccanismi dei ricollocamenti anche se, come emerso nei giorni scorsi, la strada è molto difficile. A sud vuole dialogare con Libia e Tunisia per contenere le partenze. Nei prossimi giorni Luciana Lamorgese volerà a Tunisi per una difficile missione diplomatica.

Il tempo stringe e, nel frattempo, l'emergenza immigrazione aumenta.

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