Politica estera

La scorciatoia americana di Berlino e Parigi

Henry Kissinger amava ripetere sempre la stessa battuta: "Chi devo chiamare se voglio parlare con l'Europa?". La risposta è ancora incerta, ma se lo chiedi a Berlino e Parigi non ci sono poi tutti questi dubbi

La scorciatoia americana di Berlino e Parigi

Henry Kissinger amava ripetere sempre la stessa battuta: «Chi devo chiamare se voglio parlare con l'Europa?». La risposta è ancora incerta, ma se lo chiedi a Berlino e Parigi non ci sono poi tutti questi dubbi. Tocca a loro. Non si amano, ma quando in ballo ci sono grandi interessi strategici trovano il modo di coprirsi le spalle. È quello che sta accadendo sui costi della transizione ecologica. Il mondo sta cambiando, il modello di sviluppo si muove su principi diversi e senza alcun dubbio c'è stata una accelerazione che nasce da preoccupazioni morali. L'etica però va pagata. La transizione tocca ogni aspetto della vita e incide in modo profondo sul quotidiano. Tutto questo è ben chiaro ai vertici europei. Ogni Paese dovrà fare i conti con le paure e i sacrifici dei propri cittadini. Il governo europeo proprio per questo sta pensando a alcune concessioni, rendendo un po' più flessibili i vincoli sul debito pubblico e sugli aiuti di Stato. Le imprese e i consumatori non possono essere abbandonati a se stessi, perché il costo sociale e economico sarebbe insostenibile. Si rischia una lunga stagione di proteste.

Gli Stati Uniti si stanno già muovendo, con un pacchetto di sussidi da 369 miliardi di dollari. È Inflation Reduction Act (Ira). Questa mossa da tempo preoccupa i vertici di Bruxelles e i vari governi. Il rischio è di non essere più competitivi a livello globale e di subire le importazioni americane. La paura è di trovarsi davanti a un punto di svolta, con il Vecchio Continente rassegnato a un ruolo sempre più marginale. Che fare? L'Italia propone di fare esattamente come gli americani: un fondo sovrano europeo. E questo sembra un atto di fiducia di Giorgia Meloni verso la Ue. La Francia si accontenta di avere mano libera sugli aiuti di Stato. La Germania, con Olanda e gli altri governi del Nord, bocciano qualsiasi iniziativa comune. Non digeriscono l'idea di creare altro debito comune per avvantaggiare soprattutto gli Stati che il debito interno lo hanno già a livelli di guardia.

Ora però arriva la sorpresa, la mossa di lato. Bruno Le Maire e Robert Habeck, ministri economici di Francia e Germania, oggi saranno a Washington e chiederanno un «meccanismo di trasparenza reciproca». Andrebbero, insomma, a trattare una sorta di patto per non farsi troppo male. Lo fanno in nome dell'Europa. C'è chi però sospetta che la visita non si limiti solo a un patto di non belligeranza. Berlino e Parigi chiedono un piccolo piano Marshall per le industrie tedesche e francesi, in particolare quelle dell'auto.

Gli altri si arrangeranno da soli.

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