Letteratura

Sì, i comunisti mangiavano bambini (ucraini)

In "Raccolto di dolore", Conquest narra la carestia voluta da Stalin

Sì, i comunisti mangiavano bambini (ucraini)

La sinistra recentemente ha scoperto, con trent'anni di ritardo, i danni del politicamente corretto e della cultura (si fa per dire) della cancellazione. È giunto il momento di fare un altro passo e ammettere che il socialismo non era una buona idea realizzata male, ma una pessima idea realizzata, purtroppo, bene. L'uguaglianza imposta, la redistribuzione forzata, i prezzi fissati per decreto, la produzione suddivisa in quote, l'economia regolata da piani quinquennali, il partito unico, il controllo poliziesco, la repressione del dissenso, la distruzione di intere classi sociali, la censura, lo schiavismo, le purghe, il culto del leader. Tutto questo non era una degenerazione, era l'essenza di una ideologia nella quale lo Stato, coincidente col Partito comunista, era tutto e l'individuo era niente.

Chi volesse avventurarsi nella lettura di Raccolto di dolore, il capolavoro dello storico inglese Robert Conquest, potrebbe addirittura accertarsi della verità di alcune cose negate pervicacemente dagli eredi del Partito comunista. Ad esempio, Stalin ordinò dei pogrom selvaggi in Ucraina, battendo sul tempo Adolf Hitler: fatto che concorre a spiegare come mai Urss e Germania nazista, inizialmente, avessero firmato il patto Ribbentrop-Molotov. Soprattutto: i comunisti forse non mangiavano i bambini ma costrinsero gli ucraini al cannibalismo, come dimostra inoppugnabilmente il saggio di Conquest.

Raccolto di dolore spezzava la congiura del silenzio sull'Holodomor, ovvero la apocalisse inflitta da Stalin alla Ucraina per ottenere un triplice risultato: piegare definitivamente i kulaki, i contadini agiati e proprietari delle terre; piegare definitivamente l'Ucraina, che non sopportava la dominazione dei bolscevichi; avere un capro espiatorio al quale attribuire la colpa dei disastrosi risultati in campo agro-alimentare. Così fu deciso a tavolino che una carestia avrebbe messo le cose sul binario desiderato. I raccolti furono espropriati, furono fissati obiettivi palesemente irraggiungibili, fu impedita la fuga dei profughi affamati, fu negata ogni forma di aiuto da parte delle altre regioni della Russia sovietica.

Tra il 1929 e il 1932, milioni di cittadini ucraini morirono di fame. I paesi si ridussero a lazzaretti popolati solo da famiglie malnutrite e in attesa della fine. Nelle campagne si arrivò al cannibalismo. Conquest raccolse un'ampia documentazione e in particolare numerose testimonianze dirette.

Quando Raccolto di dolore fu pubblicato, nel 1986, suscitò polemiche furibonde e la reazione dei comunisti di mezzo mondo. Conquest fu accusato di essere una mezza tacca della ricerca e di essersi affidato unicamente alle parole dei sopravvissuti, nemici giurati dell'Urss. Gli fu anche rinfacciata la mancanza di carte ufficiali sovietiche, ancora rinchiuse in archivi inaccessibili. Accidenti, poveri comunisti, che sfortuna. Caduta l'Unione sovietica, tre anni dopo, gli archivi per un breve periodo furono aperti e, maledizione, Conquest trovò proprio gli ordini diretti di Stalin. Il dittatore esprimeva, senza mezzi termini, la volontà di infliggere all'Ucraina una lezione durissima.

Nel 2008, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che definisce l'Holodomor uno «spaventoso crimine contro il popolo ucraino e contro l'umanità». Il Parlamento europeo è stato netto ma in fondo prudente. Per gli Stati Uniti, la Germania, la Città del Vaticano e molti altri Paesi, l'Holodomor è un genocidio.

In Italia, Raccolto di dolore fu pubblicato soltanto nel 2004, grazie alla Fondazione Liberal che andò a colmare una lacuna intollerabile. Suscitò reazioni scomposte, apologie di Stalin, saggi sulla leggenda nera del dittatore georgiano e altra robaccia. Oggi arriva la prima edizione per un grande editore, Rizzoli (prefazione di Marco Clementi; postfazione di Federico Argentieri, pp. 540, euro 25). In origine il libro era stato comprato da Garzanti e tradotto da Sergio Minucci ma fu gettato in un cassetto ove rimase per diciotto anni. Chissà come mai, potrebbe chiedersi un ingenuo..

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