Cultura e Spettacoli

Tim Burton stronca il politically correct: "Non si può dire nulla"

Tim Burton è arrivato alla festa del Cinema di Roma per ritirare un premio alla carriera: l'occasione gli ha permesso di parlare del politicamente corretto, di Johnny Depp e dei suoi rapporti con la Disney

Tim Burton stronca il politically correct: "Non si può dire nulla"

Nel penultimo giorno della festa del Cinema di Roma nella Capitale è arrivato il regista Tim Burton, che ha ricevuto il premio alla carriera. Tra i registi più amati e più riconoscibili della settima arte, Burton ha risposto alle domande di giornalisti che, insieme a lui, hanno ripercorso più di trent'anni di una carriera resa iconica da film come Edward mani di forbice o Big Fish. E proprio il trovarsi davanti a un pubblico di giornalisti ha messo a dura prova il regista originario di Burbank, che ha ammesso di essere ancora spaventato all'idea di parlare in pubblico. All'interno della sala Petrassi dell'Auditorium della Musica di Roma ha detto: "Voi non avete idea di quanta paura ho ora, su questo palco. Non ho dormito la scorsa notte al solo pensiero di essere qui, anche se voi siete tutti straordinari. Mi fa ancora paura, non mi abituerò mai."

Ma nonostante questa sorta di terrore atavico, Tim Burton non si è risparmiato e ha parlato di cosa significhi per lui il cinema e di come abbia bisogno di fare film in cui crede e che sente particolarmente vicini alla sua arte e alla sua immaginazione. Tra i film realizzati nel corso della sua lunga carriera Tim Burton ha specificato di sentirsi vicino tanto a Edward mani di forbice, quanto e soprattutto a Ed Wood, pellicola dedicata a quello che è considerato il peggior regista della storia. Un regista in cui Tim Burton si riconosce molto, "anche se io non mi vesto da donna", ha concluso. Da sempre vicino ai freaks, ai mostri giudicati dai "normali" e attento ai personaggi considerati diversi, Tim Burton è stato invitato a fare una riflessione sulla corsa all'inclusività che sta attraversando Hollywood in questo preciso periodo storico. Lui, che è sempre stato un inclusivo per natura, è stato interrogato su questo politicamente corretto a ogni costo, che sembra essere diventato un'ossessione a Hollywood e proprio per questa natura ossessiva somiglia più a una moda. Tim Burton ha risposto in modo chiaro e cristallino, dicendo: "Non si può più dire nulla. Credo sia una situazione opprimente per tutti. Personalmente non faccio caso a ciò che dico e non mi interessa nemmeno”.

Successivamente il regista è stato interrogato anche sul suo rapporto con Johnny Depp. L'attore, passato per la Capitale una settimana prima per presentare la serie animata Puffins, è stato per molto tempo l'attore feticcio di Tim Burton. È stato il protagonista, tra gli altri, di film come Edward mani di forbice, Il mistero di Sleepy Hollow e del musical Sweeney Todd - Il diabolico barbiere di Fleet Street. Tuttavia negli ultimi anni Johnny Depp è stato allontanato da Hollywood, costretto a dire addio a ruoli iconici come quello di Jack Sparrow, dopo le accuse dell'ex moglie Amber Heard, che lo ha additato come un marito abusivo e violento. Johnny Depp, dunque, fatica a trovare ruoli in questa nuova era del cinema, dove una persona viene eletta immediatamente colpevole per non correre il rischio di perdere fette di spettatori. Sull'argomento Tim Burton ha detto: "Certo che lavorerò ancora con lui. È un mio amico. È una persona a cui tengo". Prendendo poi anche le distanze da Hollywood asserendo che si tratta di una città da cui si è allontanato "molti, molti, molti, molti e molti anni fa".

Alla fine Tim Burton ha avuto anche l'occasione di parlare del suo rapporto con la Disney. Il regista californiano ha iniziato la sua carriera proprio nello studio di Topolino, ma i rapporti non sono mai stati idilliaci, anche perché Burton ha uno stile e un'estetica che difficilmente si sposa con l'ideale dell'azienda di Walt Disney. Rapporti che sembrano aver toccato il fondo dopo la realizzazione del live action di Dumbo. Nello specifico Tim Burton ha detto: "Alla fine delle riprese mi sono reso conto che Dumbo rappresentava alla perfezione il mio rapporto con la Disney. Io ero Dumbo, una creatura fuori luogo, che non c'entrava niente con l'ambiente in cui si trovava. Mi sono reso conto che era un film autobiografico e in un certo senso sono ancora traumatizzato.

Dopo Dumbo ho avuto un esaurimento nervoso ed è per questo che sono due anni che non realizzo un film."

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