
Oltre a gestire la guerra nella Striscia di Gaza, Israele si sta preparando all’arrivo della Global Sumud Flottilla, composta da circa una settantina di imbarcazioni il cui obiettivo dichiarato è spezzare l’assedio a cui è sottoposta l’exclave palestinese e portare carichi di aiuti alla popolazione affamata. E senza dubbio sulle navi si trovano persone generose e di buona fede, il cui intento è aiutare gli abitanti travolti dal conflitto scatenato da Hamas il 7 ottobre del 2023. Ciò che desta preoccupazione, però, è chi si cela dietro a questa iniziativa umanitaria.
Secondo quanto riportato dal Telegraph, una delle figure chiave dietro sia a questo movimento, sia al viaggio del veliero su cui si trovava Greta Thumberg e fermato dagli israeliani a giugno, sarebbe Zaher Birawi, un giornalista con doppia cittadinanza britannica e palestinese, che vive nella capitale della Gran Bretagna che nel 2023 è stato indicato dal membro del parlamento di Sua Maestà Christian Wakeford come “un operativo di Hamas che vive a Barnet, nel nord di Londra”. “Due settimane fa, Hamas ha lanciato l'attacco terroristico più sanguinoso che il mondo abbia visto dall'11 settembre. È quindi un grave rischio per la sicurezza nazionale che membri di Hamas vivano qui a Londra, soprattutto considerando che almeno uno di loro sembra averlo fatto utilizzando documenti falsi per ottenere la cittadinanza britannica”, ha affermato al tempo il membro del partito laburista.
Già nel 2013, le autorità di Tel Aviv avevano segnalato Birawi come un agente dell’organizzazione palestinese in Europa. Ed è anche presidente dell’Europal Forum, inserito dallo Stato ebraico nell’elenco delle associazioni terroristiche nel 2021.
Nonostante Birawi abbia sempre negato affiliazioni ad Hamas, le accuse a lui rivolte non sono prive di fondamento. Nel 2012, è stato fotografato con Ismail Haniyeh, capo politico del movimento ucciso da agenti di Tel Aviv a Teheran l’anno scorso. Inoltre, ha attivamente partecipato all’organizzazione di proteste contro Israele a Londra e ha inviato al governo britannico una lettera in cui condannava apertamente lo Stato ebraico per “genocidio e cancellazione sistematica di un popolo”. Opinione, questa, condivisa da molti e non un elemento accusatorio di per sé, ma la sua comprovata vicinanza a una delle ex alte sfere di Hamas di certo non gioca in favore della sua innocenza.
Il giornalista, però, non è l’unico membro dell’iniziativa internazionale con connessioni preoccupanti. Secondo quanto riportato dal Jerusalem Post, a Barcellona è salito su una delle navi della Flottilla anche Jaidia Abubakra, fondatore di “Sentiero Rivoluzionario Masar Badil” e capo della sezione locale di Samidoun, un network di solidarietà per i prigionieri palestinesi e ramo del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, organizzazione designata come terroristica.
Sembra dunque di essere ancora una volta di fronte ad un gruppo di “utili idioti”, per citare le ormai celebri parole del premier israeliano Benjamin Netanyahu, che forse consapevolmente, o forse per ignoranza, fanno il gioco della jihad.